La Nuova Sardegna

Il caso

Guerra in Abbanoa, via Sandro Murtas

di Silvia Sanna
Guerra in Abbanoa, via Sandro Murtas

.L’ex dg licenziato: «Mi hanno allontanato perché ho denunciato atti illeciti del Cda» Le accuse: informazioni false, crediti non recuperati, demansionamento personale

09 febbraio 2024
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Sassari Il licenziamento è scattato il 21 dicembre, atto finale arrivato al culmine di un periodo segnato da profonda tensione e diversità di vedute sulla gestione della società. Tre settimane prima che il cda deliberasse a favore del suo licenziamento (con 2 sì e 1 no), l’ex direttore generale di Abbanoa Sandro Murtas – in quel ruolo dal 2008 sino alle dimissioni nel marzo 2020 - aveva presentato una dettagliata relazione all'organo di revisione contabile. Oggetto: lo stato del recupero crediti e del processo commerciale. Proprio al settore recupero crediti Murtas era stato assegnato nel mese di marzo 2022: «Il Cda, in preda al panico per il blocco societario, mi chiese di occuparmi di questo tema, dell’applicazione della normativa nazionale e dei servizi di bollettazione e di misura – dice l’ex dg –. Ho rilevato che tutti processi non erano aggiornati alle norme, fermi al 2019, quando avevo completato il lavoro da direttore generale».

Secondo Sandro Murtas, la relazione ai revisori «ha fatto deflagrare il mio scontro con il Consiglio di amministrazione . Quella relazione l'ho poi presentata al Collegio sindacale per i profili organizzativi e ai componenti della Commissione per il Controllo analogo per la legittimità dell'affidamento di servizio». Ma cosa c’è scritto in quella relazione? «Ho documentato, tra le altre cose, che dal 2020, data di avvio della governance con il CdA, alcuni processi fondamentali come la certificazione dei dati e dei software e l'adeguamento alla normativa Arera erano compromessi. Ho documentato il reale stato del processo commerciale e il danno che si sta determinando a causa della mancata certificazione dei dati».

La risposta del Cda non si è fatta attendere: Murtas è stato accusato di avere fornito informazioni “false” o "infondate" tali da generare danno alla società: «Da ciò – continua l’ex dg – è nata la volontà di una parte del Cda di allontanarmi». Prima c’è stata la sospensione cautelare dal servizio, poi è arrivato il licenziamento. Ma non c’è solo l’accusa di falso: il Cda contesta a Murtas anche fatti più datati nel tempo (2008-2015) come errori nell’inquadramento, nelle qualifiche e nelle retribuzioni del personale che secondo il consiglio di amministrazione hanno generato condanne per centinaia di migliaia di euro e numerose conciliazioni, con un grande esborso economico da parte della società. Poi, ancora, affidamenti ai legali per il recupero dei crediti, con ricorso frequente ad esterni e conseguente sforamento dei budget. Dice Murtas: «Queste contestazioni, riferibili al più ad attività di dirigenti e responsabili delegati, sono oggetto di ricorso. Tra il 2015 e il 2016 ho già affrontato accuse pesanti e i magistrati hanno accertato che ho operato per tutelare patrimonio e soldi pubblici. La verità, ancora una volta verrà fuori».

C’è poi anche la questione crediti: la società accusa Murtas di non provveduto alla riscossione dei crediti né alla cernita tra quelli buoni, da riscuotere, e quelli cattivi, da mettere a perdita. Secondo il Cda questo comportamento avrebbe generato l’a ccumulo di un enorme tesoretto non riscosso: 932 milioni di euro. La replica di Murtas: «Sul tema recupero crediti ho presentato esposti e relazioni, mettendo in evidenza molte incongruenze. Come il fatto che il Cda avrebbe voluto cedere a terzi parte dei crediti, a prezzi quasi simbolici. Perché si voleva depauperare il patrimonio di Abbanoa?». Secondo l’ex dg, che ha presentato opposizione al licenziamento, «la verità che si vorrebbe tacere è che è a rischio il futuro stesso di Abbanoa e dei suoi 1300 dipendenti. Si sono persi quattro anni di sviluppo a causa di mancate o errate decisioni da parte di questo Cda». Ma c’è di più: secondo Murtas il Cda avrebbe agito «senza il “controllo analogo”, cioé il controllo degli azionisti sulla società pubblica, previsto dalla legge e alla base dell’affidamento in house providing. A rischio c’è la stessa concessione del servizio».

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