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Lavoro, energia e innovazione. Alessandra Casu: «Serve un’agenzia sarda per l’energia»

di Giovanni Bua
Lavoro, energia e innovazione. Alessandra Casu: «Serve un’agenzia sarda per l’energia»

«Bisogna tornare alla sapienza antica ma in chiave moderna e partendo da lì disegnare il futuro»

10 febbraio 2024
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Sassari «Quello della transizione energetica è uno degli snodi fondamentali per l’isola, e da come lo affronteremo e saremo in gradi di governarlo dipenderanno i prossimi decenni del nostro futuro». Non ha dubbi Alessandra Casu, prorettrice dell’Università di Sassari in cui insegna Urbanistica e candidata alle prossime Regionali nel collegio di Sassari per Alleanza Verdi Sinistra.

Quali sono i rischi?

«Una settimana fa c’erano per la Sardegna richieste per impianti da rinnovabili pari a 54 GW. Pari a 10 volte la quota che già generosamente prevedeva il ministero. Una enormità, che nulla ha a che vedere con la transizione e rischia di trasformarsi nella più pesante delle nostre servitù».

La transizione è però indispensabile

«Certo, come è plausibile che la Sardegna sia, insieme alle regioni del sud, solidale con altri territori. Ma non n possiamo avere solo impatti negativi. E per evitare questo la Regione deve esercitare la potestà prevista dallo statuto sul governo del territorio e la competenza concorrente prevista dal titolo V. E stabilire immediatamente le aree non idonee per aspetti paesaggistici, naturalistici, economico produttivi per l’installazione».

Da un’energia pulita e a basso costo passa anche molto del futuro del lavoro nell’isola

«Gli impianti eolici e fotovoltaici hanno una bassissima ricaduta occupazionale. Molto meglio idrogeno e idrogeno verde su cui i nostri due Atenei stanno svolgendo attività interessanti. Certo, dal costo dell’energia discende molto del futuro della nostra industria, che rimane comunque l’ossatura indispensabile dell’occupazione. Ma per incidere serve un passo successivo».

Quale?

«Un’Agenzia sarda per l'energia, che trasformi l’isola in una grande comunità energetica regionale. Che, a fronte della gestione della produzione, distribuisca a prezzi calmierati l’energia alle imprese e alle famiglie. E serve un piano energetico regionale».

Basterebbe l’energia a basso costo per rilanciare l’occupazione?

«Sarebbe il primo passo. A cui devono seguire investimenti intelligenti sulla messa in sicurezza del territorio».

Intelligenti?

«Ci sono molti modi per mettere in sicurezza il territorio. Che impegnano figure con diversi gradi di formazione. Un pascolo ben curato tiene meglio l’acqua di un bosco, una vigna terrazzata o un orto proteggono dagli incendi. E nel mentre queste attività creano lavoro e valore. Bisogna tornare alla sapienza antica ma in chiave moderna, e partendo da lì disegnare il futuro».

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