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Il report

Attilio Cubeddu, un mafioso e un camorrista: il trio dei super latitanti d’Italia

Attilio Cubeddu, un mafioso e un camorrista: il trio dei super latitanti d’Italia

L’arzanese nell’elenco della Criminapol. In fuga dal 1997, oggi avrebbe 77 anni. Sparito dal carcere di Badu ’e Carros, l’ipotesi più probabile è che sia morto

11 febbraio 2024
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Sassari Il “titolo” di superlatitante più pericoloso d’Italia lo condivide con un mafioso e con un camorrista. Il trio, segnalato nell’ultimo report della Criminalpol appena diffuso dal Ministero dell’Interno, è in fuga da più di 20 anni: per tutti e tre i componenti sono state attivate da tempo ricerche in campo internazionale con l’obiettivo di avere l’estradizione in caso di arresto. Sinora l’attività, a parte diverse segnalazioni, non ha portato a nulla di concreto. Al punto che non si esclude che i tre possano essere deceduti. È questa l’ipotesi più probabile per quanto riguarda Attilio Cubeddu, il super latitante di Arzana sparito nel 1997: detenuto nel carcere nuorese di Badu ’e Carros, non era rientrato in cella dopo un permesso premio. Cubeddu, che all’epoca aveva 50 anni, stava scontando la condanna per sequestro di persona, omicidio e lesioni gravissime. Insieme ad altri componenti dell’Anonima, aveva partecipato nei primi anni Ottanta ad alcuni rapimenti come quello di Cesare Peruzzi in Toscana e di Ludovica Rangoni Machiavelli e di Patrizia Bauer in Emilia Romagna. Arrestato nel 1984 a Riccione, 13 anni dopo, ottenne un permesso per uscire dal carcere dove non rientrò più. E così iniziò la sua latitanza. Successivamente Cubeddu fu condannato in contumacia per il sequestro di Giuseppe Soffiantini, l’imprenditore di Manerbio (Brescia), rapito il 17 giugno 1997 e rilasciato dopo 237 giorni di prigionia. Un curriculum criminale che vale ad Attilio Cubeddu, nato nel 1947, la patente di latitante più pericoloso d’Italia (insieme agli altri due), tra i 59 latitanti ancora ricercati.

Il report Dal 2019 al 2023 sono stati assicurati alla giustizia 7 latitanti di massima pericolosità e 48 pericolosi. È uno tra i molti dati che emergono dal report redatto dalla direzione centrale della Polizia Criminale “Latitanti di massima pericolosità e pericolosi: attività del Gruppo integrato interforze per la ricerca e l’arresto di latitanti nel periodo 2019 –2023”, quale sintesi dell’attività svolta dal Gruppo integrato interforze per la ricerca dei latitanti (Giirl). Nell’ultimo quadriennio, negli elenchi sono stati inseriti 6 soggetti di massima pericolosità (3 affiliati alla ‘ndrangheta, 2 alla camorra e 1 all’area definita responsabili di “gravi delitti) e 58 pericolosi, comprese 12 donne (28 responsabili di “gravi delitti”, 15 appartenenti alla ‘ndrangheta, 10 alla camorra, 4 alla criminalità pugliese e 1 a cosa nostra).

Il trio Attualmente, dopo gli arresti di Matteo Messina Denaro, Pasquale Bonavota, Francesco Pelle e Rocco Morabito, nell’elenco dei latitanti di massima pericolosità sono presenti Attilio Cubeddu, Renato Cinquegranella, appartenente alla camorra, e Giovanni Motisi, affiliato a cosa nostra. Cinquegranella, del 1949, napoletano, è latitante dal 2002. Motisi, del 1959, palermitano, è invece in fuga dal 1998.

Gli ultimi arresti Dal 1 gennaio 2024 ad oggi sono stati assicurati alla giustizia 3 latitanti pericolosi: Andrea Deiana, responsabile di “gravi delitti”, arrestato il 12 gennaio a Città del Messico; Gianluigi Troiano, affiliato alla criminalità pugliese, arrestato il 30 gennaio in Spagna, e Marco Raduano, appartenente alla criminalità pugliese, arrestato il 1 febbraio in Francia dopo la carambolesca evasione (un anno prima) dal carcere nuorese di Badu ’e Carros. (si. sa.)

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