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Agostinangelo Marras: «Una legge quadro per cambiare rotta»

Agostinangelo Marras: «Una legge quadro per cambiare rotta»

«I due atenei collaborino»

13 febbraio 2024
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La Regione deve riappropriarsi delle competenze normative sull’istruzione». L’approvazione di una legge regionale quadro sulla scuola, è il filo conduttore del discorso di Agostinangelo Marras, avvocato, 70 anni, candidato per Progetto Sardegna nella circoscrizione di Sassari a sostegno di Renato Soru.

Da anni l’isola colleziona primati negativi, per quel che riguarda il numero di studenti che abbandonano gli studi prima del diploma. Come si può invertire questa tendenza?

«La scuola sarda deve cambiare seguendo tre direttrici fondamentali, così da avvicinarsi agli studenti: va organizzata sul territorio, limitando il fenomeno del pendolarismo; deve dotarsi di un percorso scolastico completo dalle medie alle superiori; e deve fornire un’offerta formativa ampia in ogni zona dell’isola».

La Regione può farlo?

«Sì, ma è necessario dotarsi di una legge quadro. Lo Statuto concede alla Regione ampi margini nell’integrazione e nell’attuazione delle norme statali. È l’unico modo per adattare i provvedimenti dello Stato alle specificità del l’isola ed evitare, ad esempio, gli accorpamenti». Intanto, le rilevazioni mostrano forti ritardi nell’apprendimento anche fra chi finisce la scuola. «Accade perché le somme non vengono spese in maniera ottimale e non esiste una visione strategica della scuola sarda. Le risorse ministeriali e i fondi europei per lo sviluppo vanno usati anche per la formazione degli insegnanti. Senza dimenticare che il tracollo demografico dell’isola rischia di creare un problema grave, nei prossimi anni, nel reclutamento del corpo docente».

Se si guarda all’università, crescono i numeri di chi lascia l’isola, senza un bilanciamento dato da flussi in senso contrario.

«I due atenei sardi hanno una loro importante storia e devono mantenere la propria autonomia. Ma allo stesso tempo, bisogna creare un unico sistema universitario sardo, che accresca il proprio peso. Non dobbiamo accontentarci di tenere qui gli studenti sardi, dobbiamo essere in grado di attrarne da fuori. Così come la scuola, anche l’università deve avvicinarsi ai territori, con il potenziamento delle sedi decentrate e la diversificazione dell’offerta formativa». Nel vostro programma, non mancano i riferimenti all’insegnamento del sardo. «È un passaggio fondamentale, nell’ottica di una nuova politica culturale dell’isola che non abbraccia soltanto la questione linguistica, ma anche gli aspetti artistici. La cultura, inoltre, è la base di partenza, per una scuola che sia anche in grado di portare nel mondo del lavoro  

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