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I candidati governatore: «Nuovi invasi e stop alle perdite per contrastare la siccità»

I candidati governatore: «Nuovi invasi e stop alle perdite per contrastare la siccità»

L’emergenza nell’isola: le proposte di Lucia Chessa, Renato Soru, Paolo Truzzu e Alessandra Todde

14 febbraio 2024
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Sassari Invasi semi vuoti, campi che restano a secco e niente piogge all’orizzonte mentre il team di tecnici è in conclave da giorni per cercare di trovare la soluzione a quella che ormai è diventata una autentica emergenza, la siccità che ha colpito l’isola. Imprevista secondo alcuni, perché il sistema degli invasi comunicanti avrebbe dovuto mettere al riparo dai rischi, garantendo l’approvvigionamento dai più grandi ai più piccoli. Prevedibile, secondo altri, considerato il trend degli ultimi due anni e in particolare del 2023: la portata dei bacini si è ridotta di 560 milioni di metri cubi, più della metà del volume d’acqua presente in questi giorni. Le prospettive sono allarmanti: il Consorzio della Sardegna centrale ha già stabilito lo stop alla stagione irrigua, gli altri del Nord e Nord Ovest lo faranno a breve. Perché l’acqua è pochissima ed è necessario conservare le scorte per i prossimi mesi, altrimenti bisognerà avviare restrizioni pesanti per le abitazioni. È chiaro che serve una soluzione subito, per non compromettere i raccolti e per affrontare il periodo più difficile, quello estivo segnato da consumi alle stelle. Ma il ragionamento deve guardare più lontano nel tempo: serve un piano d’attacco di fronte al cambiamento climatico inarrestabile, con inverni sempre più caldi e precipitazioni ridotte all’osso. Questo tema dovrebbe essere una priorità per chi governerà la Sardegna nei prossimi cinque anni. Assicurano che è così i quattro aspiranti governatori Alessandra Todde (campo largo- centrosinistra), Renato Soru (coalizione sarda), Paolo Truzzu (centrodestra), Lucia Chessa (Sardigna R-esiste). Tutti d’accordo su un punto: è necessario investire, per garantire maggiori risorse e limitare le perdite, altra nota dolente, che si attestano ancora intorno al 50%.

Ecco Lucia Chessa: «A una estate caldissima – il 2023 è stato il più caldo degli ultimi decenni – segue un inverno senza o con poca pioggia. Ma non è solo il cambio climatico a determinare la carenza d’acqua. Oltre il 50% si perde nelle condotte, quella che resta ha un uso poco efficiente. Sono necessarie – dice la leader di Sardigna R-esiste – politiche di risparmio idrico e investimenti nelle nuove condotte, per rendere le dighe esistenti in grado di supportare i crescenti bisogni. Diffusione di aridocoltura e produzioni da cultivar adatte alla siccità. Il Pnrr può ancora essere una chiave di volta in questo processo, ma non si vedono indirizzi chiari nelle politiche regionali». E poi: Le recenti vicende di Abbanoa inoltre richiedono un forte impegno per cambiare le politiche idriche ad uso civile in Sardegna, che incidono molto sulle bollette dei cittadini ma non sul miglioramento dell’uso dell’acqua. L’acqua è un bene comune, e non permetteremo la sua privatizzazione».

Paolo Truzzu difende quanto fatto negli ultimi anni ma ritiene indispensabile investire e ammodernare: «L’attuale emergenza va affrontata con una regolamentazione puntuale dell’uso della risorsa e alcune misure sono già state adottate dall’Adis, l’Agenzia regionale del Distretto idrografico della Sardegna), come il riequilibrio del sistema attraverso trasferimenti da un invaso all'altro per una migliore programmazione – sottolinea il candidato del centrodestra –. Nel prossimo futuro occorre un grande investimento sulle dighe, per esempio con sistemi più moderni per capire come stiano rispondendo le fondazioni della diga alle sollecitazioni secondo i diversi livelli di riempimento».

Alessandra Todde parte dalle necessità «di potenziare e riorganizzare l’Enas, garantendogli la continuità necessaria per poter realizzare la messa in sicurezza di tutte le dighe del sistema idrico e l’incremento della loro capacità di produzione elettrica da fonti rinnovabili». Secondo la leader del campo largo -centrosinistra «è fondamentale ridurre i costi di funzionamento sempre più alti che gravano sugli utenti, oltre ai numerosi interventi di manutenzione straordinaria sulle opere di trasporto e distribuzione, già in corso o in fase di progettazione, che garantirebbero una costante diminuzione delle perdite. Sono indispensabili anche importanti investimenti per incrementare il livello tecnologico per il monitoraggio e la contabilizzazione della risorsa erogata».

Renato Soru indica tre misure da attuare: «Costruire nuove dighe, interconnettere i bacini esistenti e ridurre sprechi e perdite. Ormai è chiaro, stiamo andando incontro a cambiamenti climatici anche importanti che portano come conseguenza la siccità. Perciò – dice il candidato della coalizione sarda – dopo tanti anni di inoperosità, occorre riprendere la progettazione e la costruzione di invasi e dighe capaci di raccogliere l'acqua piovana in modo che non vada sprecata e da interconnettere tra loro. Bisogna riprendere in mano il progetto per la diga di S’Allusia nel territorio di Laconi, costruire altre dighe e altri bacini e completare l’esistente. Occorre portare avanti il collaudo della diga Eleonora sul Tirso, che è stata costruita per raccogliere 900 milioni di metri cubi e invece ne raccoglie solo la metà, circa 450 milioni, perché non è stata ancora collaudata. E poi occorre evitare di utilizzare i bacini prioritariamente per produrre energia elettrica, come spesso fa Enel. E poi procedere velocemente con il piano di Abbanoa di contenimento delle perdite che si sta realizzando ormai in numerose città. Il Pnrr ha finanziato questi progetti per alcune centinaia di milioni e queste risorse vanno utilizzate al più presto così che in Sardegna non si perda quasi il 50% dell'acqua potabile immessa in rete». (si.sa.)

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