L’altra sfida del ministro Gilberto Pichetto-Fratin: un parco eolico off shore
Un quadrato da 50 chilometri per lato extra acque territoriali
Cagliari Parte da lontano il ministro sulle opzioni per declinare al meglio la decarbonizzazione, ma arriva in tre frasi al dunque. «Dobbiamo trovare un equilibrio tra tutele ambientali, paesaggistiche e storiche e l’obiettivo di liberarci dai fossili concretamente. Oggi i due terzi di energia prodotta arrivano dai fossili. In pochi anni dobbiamo rovesciare il rapporto con le rinnovabili. Sono queste che dovranno produrre due terzi di energia. Io mi sono speso e continuo a spendermi per l’eolico off-shore, quello di taglia estrema, fuori dalle acque territoriali, con dimensioni sui 2500 chilometri quadrati, un quadrato da 50 chilometri di lato. Solo per attrezzare i porti del sud che dovranno ricevere le opere a mare ci vorranno tre anni. Dobbiamo correre, e mettere in piedi un sistema grande e molto complesso, ma vogliamo o no decarbonizzare? E il sole e il vento sono o no l’unica alternativa?». Domande rivolte alle imprese sarde non a caso. E su questo punto Pichetto chiude con una battuta rivolta ai tifosi della logica Nimby (dovunque ma non nel mio giardino, acronimo inglese) che ha preso piede in tutta Europa. «Ai nostri nonni anche i tralicci della corrente creavano problemi, erano brutti e pericolosi».
Nel suo intervento il ministro ha anche ricordato l’imminente varo del decreto sulle aree idonee, che non è un via libera a realizzare impianti, ma la creazione di una corsia velocizzata per le rinnovabili rispetto a quelle non idonee. «Dopo l’approvazione imminente le Regioni avranno sei mesi di tempo per fare le loro leggi, ciascuno può difendere il territorio come meglio crede, e noi comunque saremo flessibili nelle quote di rinnovabili assegnata a ciascuna Regione». Pichetto fa capire che qualcosa si potrà cambiare, tra Regioni ,dentro all’obiettivo di 80 gigawatt di nuova potenza installata da rinnovabili nel 2030. Di questi alla Sardegna ne toccano circa 6 in più rispetto alle attuali.
Nel suo intervento il ministro ha sollevato un problema centrale ma sottovalutato, quella della rete di trasmissione. «Possiamo fare i nuovi cavi, come il Sacoi 3, con cui abbiamo solo problemi di pagamento con la Francia, o il Tyrrhenian link, ma se non abbiamo reti interne più performanti e sicure, i grandi cavidotti vanno a finire nel collo di bottiglia della rete di trasmissione». Pichetto non lo dice, ma lo ha a mente, il caso limite della Germania, che ha deciso di investire nella costruzione di due reti separate per il trasporto dell’energia, una per l’estate e una per l’inverno, dal costo di 100 miliardi di euro. «Ma la Germania non ha i nostri problemi di bilancio», sorride il ministro quando ricorda le difficoltà a individuare politiche di sostegno alle imprese nei periodi di crisi dei prezzi delle materie prime. «Dobbiamo correre sulle comunità energetiche che servono soprattutto i piccoli utenti e le piccole e medie imprese. Stanno arrivando le norme di attuazione, e noto con piacere che la Conferenza Episcopale italiana crede molto in questa iniziativa che fa dello spirito comunitario la sua cifra». Una battuta anche sulle bonifiche, soprattutto per i siti orfani, cioè abbandonati, di cui la Sardegna è purtroppo ricca. «Ci sono 500 milioni col Pnrr, ma se non si lavora subito questi soldi saranno assegnati ad altri». E per chiudere una richiesta. «State col fiato sul collo del governo, le vostre sollecitazioni servono più di quel che crediate». Da questo punto di vista, come è riportato in basso, la sollecitazione delle imprese è stata unica: Dpcm subito.(g.cen.)
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