La Nuova Sardegna

Una città e le sue storie
Una città e le sue storie – Sassari

La domus de janas di Li Punti va riscoperta

La domus de janas di Li Punti va riscoperta

Il sito di Montalè è del 3300 avanti Cristo

01 aprile 2024
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C’è un luogo che andrebbe riscoperto ma che finora giace lì, sotto al sole, promettendo una discesa nel mistero e nell’antichità, sbarrata da un cancello. «È un sito molto interessante perché completa il discorso sul neolitico» iniziato da Monte d’Accoddi. Questo luogo è la Domus de janas di Montalè, una delle tante domus del nord dell’isola candidate a diventare patrimonio Unesco. Molto meno nota di altre, ha vissuto una stagione positiva ma adesso è tornata nel dimenticatoio. Oltre alla datazione Avanti Cristo, che la colloca attorno al 3000 a.C., la domus de janas di Montalè ha vissuto, in termini di attenzione mediatica, anche un prima e un dopo Covid. «Negli anni passati – raccontano dall’ufficio comunale di Sassari incaricato della promozione dei Beni culturali – c’era molto interesse, soprattutto dalle scuole».

Da quattro anni a questa parte, invece, il cancello rimane praticamente sempre chiuso. Pare non siano arrivate più tante richieste come prima per vedere le pareti delle domus. Ne ha risentito anche il programma di aperture, che ora non è in linea con gli altri siti ma viene aperto, previa prenotazione, solo a scolaresche o gruppi, dicono dalla rete Thàmus. «Sono presenti degli elementi molto interessanti, penso alle corna di toro decorate sulle pareti», commenta Lissia. La necropoli a domus de janas di Montalè si trova nell’omonima località, nella borgata di Li Punti, a due passi da Sassari. La tomba più importante del complesso venne scoperta casualmente nel 1982 ed è scavata in un banco calcareo. Il portello dell’ingresso permette l’accesso a una cella centrale a forma quadrangolare, circondata da sette celle che si sviluppano in maniera radiale secondo i canoni del tipo ipogeico rinominato “Sassarese”. Ma non finisce qui perché alle pareti dell’area principale sono presenti delle decorazioni scolpite, da considerarsi come bassorilievi, che fanno da cornice ai lati delle celle secondarie. In questi spazi sono presenti sei protomi taurine caratterizzate da corna semilunate e testa rettangolare. In uno dei portelli, inoltre, nella parte superiore si può vedere un corno taurino. Le caratteristiche architettoniche e decorative consentono di ricondurre l’ipogeo alla cultura di Ozieri, quindi attorno al 3300 a.C., con una probabile riutilizzazione più recente, attestata dal ritrovamento di ceramica della cultura di Monte Claro (2500 a.C.). (p.a.)

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