La Nuova Sardegna

Una città e le sue storie
Una città e le sue storie – Sassari

ReteThàmus: «I luoghi della storia»

di Paolo Ardovino
ReteThàmus: «I luoghi della storia»

Un circuito che unisce i monumenti sassaresi nella promozione e nella loro veste turistica

01 aprile 2024
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Sassari è una città che ha storia, ma è una città che a furia di sentirsi ripetere che ha storia, finisce per esibirla in maniera un po’ confusa. Per questo «l’unico modo per gestire i beni è riunirli in maniera organica», consiglia Menì Lissia, archeologa della rete Thàmus. Nel 2010 nacque il Museo della città nel Palazzo di città. Un primo seme. Due anni dopo – ormai dodici anni fa – dagli uffici comunali pensarono a una rete, un raccoglitore di beni urbani ed extraurbani che desse l’idea delle basi e del cammino dell’evoluzione sassarese. Il nome è una crasi tra le parole Thàtari e museo. Forte dell’accordo con lo Stato attraverso la Direzione regionale dei musei, la rete culturale Thàmus, creatura del settore comunale Cultura e Turismo, si occupa della gestione dei siti, della loro promozione, e del programma delle visite guidate.

Cosa vedere Innanzitutto all’interno del calderone ci sono luoghi arcinoti, siti dimenticati nel tempo e altri rimasti dei simboli nella mente dei cittadini ma poco frequentati e accessibili – si legga qui Fontana di Rosello. Partendo dal centro storico, è a pieno titolo inserito nella rete Palazzo Ducale, in piazza del Comune. L’edificio, costruito tra 1775 e 1804 come residenza privata da don Antonio Manca, marchese di Mores e signore di Usini e diventato Duca dell’Asinara, divenne sede del municipio a partire dal 1878. Al suo interno nasconde degli ambienti ricchi di significati, le “Stanze del Duca” al piano terra con sculture e tesori, e “Le cantine del Duca”, con un sistema di vani sotterranei. Oltre al già citato Palazzo di città, si sale per Corso Vittorio Emanuele II fino a piazza Castello che racchiude i resti del castello aragonese del 1331 e le fortificazioni del “Barbacane” di inizio ’500, realizzato all’interno del fossato, sotto la facciata. Nel filone delle sedi istituzionali, poi, rientrano il palazzo dell’Insinuazione e il palazzo Infermeria San Pietro. Il primo ha ospitato funzioni archivistiche sin da metà del 1700 e in età contemporanea, a partire dal 1985, è diventato l’archivio storico comunale intitolato ad Enrico Costa, che ne fu custode tra 1894 e 1909. Il palazzo in Largo Infermeria San Pietro, invece, nacque nel XVII secolo per accogliere e assistere malati, poveri e bisognosi affidando la gestione ai frati Francescani di San Pietro di Silki. Palazzo d’Usini in piazza Tola oggi ospita la biblioteca comunale. Altro luogo centrale del percorso è la Fontana di Rosello, nominata sin dai codici duecenteschi, nel corso dei secoli ha accompagnato la crescita della città. Infine, la rete extraurbana comprende la Domus de janas Montalè a Li Punti e l’altare di Monte d’Accoddi.

La funzione Uno dei volti di questa realtà è quello di Menì Lissia. Sorriso serafico, occhiali sul naso, parla con il linguaggio brillante e tecnico della funzionaria ma non nasconde l’emozione per la scoperta, dopo tutta una vita dedicata all’archeologia. «Funzionano molto gli eventi – commenta –, occasioni particolari che spingono anche le persone non solitamente interessate a fare un giro tra questi luoghi». Nel 2023 i monumenti del circuito Thàmus hanno attirato 20.370 visitatori. Gran parte, attorno ai 15mila, li ha attirati il fascino di Monte d’Accoddi e il turismo lì è più eterogeneo ed esterofilo. In città, molti residenti e molto turismo interno da tante località dell’isola. Menì cita il «Barbacane, chiuso da alcuni anni per perdite alle condotte, ma è un monumento che quando è accessibile suscita subito grande interesse e prima di tutto dai cittadini sassaresi stessi». «La formula del biglietto cumulativo, acquistabile all’infosassari di Palazzo di città – si aggiunge Francesco Ledda, funzionario del settore Cultura e Turismo – è una grande mano. Incentiva il turista che arriva e chiede di poter visitare più monumenti». Inoltre sul sito istituzionale Turismo Sassari si possono consultare gli orari aggiornati delle visite, gestite dal personale della cooperativa Memoria storica.

Simboli «Certo, la Fontana di Rosello si può visitare, è aperta», ma sembra una notizia. Perché col tempo la città sembra avere perso il contatto diretto con quel sito. «Una parte è transennata per via dei crolli subiti», ma la fontana è lì. «Il fatto è che è molto presente nella vita dei sassaresi, è un simbolo – commentano Menì e Francesco –, però ha perso la sua funzionalità e il ruolo all’interno della città». La spiegazione è logica, è stata una conseguenza delle costruzioni «dell’acquedotto», quindi non occorreva più attingere alla fontana, «e del ponte», quindi dei nuovi collegamenti cittadini. Attraverso la rete culturale Thàmus, loro due più gli altri funzionari sembrano rispondere più che a una mansione, quella generica della promozione dei siti, a una missione. La riscoperta di centri che hanno fatto grande la città, ne hanno raccontato la funzione lungo la storia, e che ora proprio a causa forse della loro presenza stabile vengono quasi dati per scontati. O al contrario, nonostante un tempo che si calcola in millenni, ci sono scenari che non sono stati ancora affrontati, come quelli a Montalè.

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