La Nuova Sardegna

La tragedia

La morte di Ythan e Patrik, il parroco di San Domenico: «Avevo segnalato il pericolo del casolare pericolante»

La morte di Ythan e Patrik, il parroco di San Domenico: «Avevo segnalato il pericolo del casolare pericolante»

Don Stefano Paba: «Servono urgentemente delle opere»

03 aprile 2024
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Nuoro «L’ho segnalato diverse volte che questa casa era frequentata dai ragazzi. Che era pericolosa. Li vediamo benissimo, dall’oratorio, siamo qui di fronte». Don Stefano Paba è il parroco di San Domenico Savio. Sulla collinetta della tragedia si è precipitato a lunedì notte, poi ieri mattina, in un andirivieni colmo di dolore. E non solo. «Il problema è che questa zona ha una necessità urgente che vengano realizzate opere indispensabili. Qui la notte è buio, questa stradina non ha il marciapiede, non ci sono le condizioni di sicurezza per tutto il traffico che si sviluppa tra chiesa, palestra dove sono proposti dieci tipi diversi di sport, l’oratorio».

E poi, la collina con il casolare diroccato. Nessuna delimitazione, recinzione o cartello che indichi la proprietà privata. Ma i cartelli non abbondano. Per esempio, questa striscia di strada sterrata e piena di buche, è via San Domenico Savio dal 2015, ma nessuna targa lo indica. Secondo alcuni, in passato il terreno su cui sorge la casa era delimitato con dei pali di cemento e una recinzione. La stessa casa è stata al centro di un qualche intervento che scoraggiasse dall’entrarci: alcune finestre del piano terra sono murate con dei blocchetti. Ma il tempo trascorso, considerato che è abbandonata da decenni, e l’incuria hanno avuto la meglio. E così è stata vandalizzata, fino a diventare il luogo per drogati. O per i ragazzini che l’hanno eletto posto dove trovarsi senza essere disturbati. Attorno al terreno ci sarebbero stati anche dei muretti a secco, abbattuti per far posto alla strada. Nessuno poi però li ha ripristinati, e bisogna chiedersi chi avrebbe dovuto farlo.

«È vero che abbiamo ricevuto le segnalazioni per la strada, per la mancanza di illuminazione. Ma, per esempio, questa strada non è nemmeno prevista dal piano urbanistico. E in realtà nemmeno l’altra, quella asfaltata». Lo sottolinea il sindaco Andrea Soddu: «Il parroco ci ha detto dell’illuminazione, della mancanza di marciapiede. Stiamo ragionando su come intervenire», dice ancora Soddu. Che però, sul rudere di non «aver avuto indicazioni».

Tra le tante persone che ieri mattina hanno dato vita a una sorta di pellegrinaggio nel luogo in cui Patryk e Ythan sono morti, ci sono anche delle volontarie dell’oratorio. «Abbiamo paura che accada qualcosa, se non viene messa in sicurezza questa strada. Non solo non è illuminata, ma le auto corrono. E qui ci sono centinaia di bambini e ragazzi che devono necessariamente percorrerla per arrivare in via Badu ’e Carros o in altre zone», ha ribadito una delle volontarie, aggiungendo: «Non vorrei che fosse necessaria un’altra tragedia per mettere in sicurezza la strada. Come è accaduto per il rudere». Che ne sarà ora della casa diroccata, si saprà al termine dell’inchiesta. Per ora è sottoposto a sequestro, e saranno necessarie altre verifiche prima che si possa pensare a qualunque cosa. A demolirla, magari.

Ancora ieri i vigili del fuoco, coordinati dal funzionario Francesco Giordano, hanno lavorato attorno all’area. Hanno compiuto diversi rilievi su disposizione del sostituto procuratore titolare dell’inchiesta, e non hanno ancora concluso. La pericolosità dell’edificio ha indotto il magistrato inquirene ad autorizzare lo spostamento delle salme dei due ragazzi prima ancora che lui arrivasse.Una misura di precauzione, tenendo presente la possibilità che altri crolli si verificassero, e mettessero a rischio la vita degli stessi operatori. Gli accertamenti potranno forse dare qualche indicazione sulla tenuta futura di quei muri, ma difficilmente spiegheranno perchè si è verificato il crollo. Anche gli eventi esterni, come la pioggia, potrebbero aver avuto un ruolo. Ma è un campo pericoloso, quello delle ipotesi. La realtà è che purtroppo il crollo c’è stato ed è costato due giovani vite.(si.se.)

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