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Il dramma di una 60enne sassarese: «Sono disoccupata e ho una figlia malata, un tetto potrebbe salvarmi»

di Andrea Sini
Il dramma di una 60enne sassarese: «Sono disoccupata e ho una figlia malata, un tetto potrebbe salvarmi»

Venti anni fa la prima domanda per avere una casa popolare. La donna non ha idea di come pagare l'affitto e ha accumulato debiti

23 maggio 2024
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Sassari «Ho fatto domanda per avere un alloggio popolare per oltre 10 anni, senza ottenere niente. Ora ho quasi sessant’anni, nessun reddito, una figlia con gravi problemi di salute e sto accumulando debiti su debiti con la mia padrona di casa. Perché l’affitto non so più come pagarlo».

Il sogno si chiama casa, la realtà parla invece un linguaggio diverso: quello dell’indigenza, dell’umiliazione e della continua a rincorsa a una condizione di vita più accettabile. La testimonianza di questa donna sassarese si incastra alla perfezione nel solco dell’emergenza abitativa che la Sardegna vive ormai da anni.

«La mia prima domanda al comune per una casa popolare risale al 2004 – racconta –. Allora la risposta fu “zero punti”: in effetti ero sposata, sia io che mio marito lavoricchiavamo. Ci ho riprovato negli anni successivi, anche dopo che mi sono separata e dopo avere scoperto i gravi problemi di salute di mia figlia, e il punteggio è rimasto sempre quello: zero. E intanto vedevo le persone che mi scavalcavano. Sconfortata, a un certo punto ho smesso anche di presentare la domanda. Io ho lavorato per vent’anni come barista, per un periodo ho provato a mettermi in proprio ma non sono riuscita ad andare avanti e ho dovuto svendere tutto per curare mia figlia. Sono anche entrata in depressione e questo ha ulteriormente assottigliato le già scarse speranze di trovare un impiego».

Per un certo periodo il reddito di cittadinanza ha alleggerito la situazione di questa famiglia in difficoltà. Poi anche quel salvagente è stato affondato. «Per 6 mesi, lo scorso anno, sono riuscita a percepire 280 euro mensili, che diventavano 780 con il contratto di locazione – spiega la donna –. Era dura comunque, ma in quel modo riuscivamo ad andare avanti. Non avendo rinnovato l’Isee, mi sono ritrovata a pagare tutto l’affitto, e lì è saltato tutto per aria».

In questo momento la situazione è drammatica: «In attesa di riuscire a ottenere una piccola pensione di invalidità per mia figlia, avrei da pagare 430 euro di affitto e 40 di condominio. Uso il condizionale perché in realtà sono morosa da mesi e ho accumulato qualche migliaio di euro di debiti. L’ultima bolletta della luce, 168 euro, l’ho portata agli assistenti sociali perché non sapevo come pagarla, ma hanno allargato le braccia: non possono fare nulla».

Come fa allo stato attuale ad andare avanti? «Per un po’ ho ricevuto qualche aiuto da parenti e conoscenti, ma è chiaro che ognuno ha i suoi problemi. C’è una vicina di casa che ogni tanto mi chiede di accompagnarla a fare la spesa e in cambio mi da qualche decina di euro, che mi servono per comprare da mangiare. Se mi dessero una piccola casa sarebbe tutto diverso. Invece non sono tossica – spiega la signora –, non ho 3 o 4 figli, e il mio punteggio continua a essere zero. Proprio come le mie speranze nel futuro».

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