La Nuova Sardegna

Dopo il voto

Crollo alle Comunali nelle città, nel centrodestra tutti contro tutti:«Candidati sbagliati e ciclo finito»

di Paolo Ardovino
Crollo alle Comunali nelle città, nel centrodestra tutti contro tutti:«Candidati sbagliati e ciclo finito»

Le analisi dei partiti sono amare. Moro: «Psd’Az messo ai margini». Pittalis: «Ora programmiamo l’opposizione»

12 giugno 2024
5 MINUTI DI LETTURA





Sassari A destra raccolgono i cocci e fanno spallucce: i principali esponenti regionali parlano di ciclicità, «era normale che nelle città si cambiasse», di risultato condizionato in negativo dalle Regionali, di opposizione da ricostruire e sia chiaro: «Questa volta torneremo a parlare coi cittadini e nei territori». A Sassari, Cagliari e Alghero i partiti di centrodestra hanno fallito per «candidati sbagliati», «scelte avventate», e un vento che non ha soffiato. Giorgia Meloni ha sbaragliato sul fronte nazionale ma non ha avuto la forza di convincere gli elettori sardi sugli amministratori locali sostenuti da Fratelli d’Italia. E i sardisti, alla finestra, bacchettano: «Un errore metterci ai margini».

Disuniti «Devo dire che la delusione c’è»: sostiene Salvatore Sasso Deidda, l’onorevole sardo in quota Fdi prima ha esultato per i 25mila voti personali conquistati in ottica europea poi poche ore dopo, con il via agli spogli delle amministrative, ha raccolto l’esito sconfortante del partito e della coalizione nei centri dell’isola. «Forse questo significa che non abbiamo ancora una perfetta organizzazione per affrontare le elezioni comunali e il centrodestra è stato disunito – ammette Deidda –. Le scorie delle elezioni dello scorso febbraio hanno agevolato il centrosinistra. Ora? Comincia un ciclo per ritrovare compattezza».


La forza trainante Ma qualcuno che vorrà un posto da capotavola c’è. E potrebbe essere Forza Italia, che tra Europee e amministrative si riscopre forza trainante della destra isolana. E per questo è Pietro Pittalis, deputato e coordinatore regionale del partito azzurro, a indicare: «Venerdì 21 con i segretari delle altre componenti del centrodestra ci incontriamo per programmare l’opposizione, in consiglio regionale e nei Comuni, e rilanciare l’azione politica e programmatica».

Parla nella baraonda, Pittalis, costretto ad avvicinare il più possibile il telefono all’orecchio perché nel frattempo in aula il voto sull’autonomia differenziata ha creato tensioni e addirittura una rissa tra deputati. «Incredibile», gli scappa il commento mentre osserva la scena. Sulla tornata elettorale di sabato e domenica scorsi, Pittalis è raggiante: «Forza Italia gode di ottima salute e si pone nel centrodestra come soggetto attrattore di quell’elettorato che riunisce moderati e centristi». Nelle grandi città della Sardegna per la coazione che ha ripetuto lo schema nazionale è andata male, però Pittalis vanta: «Ad Alghero il nostro partito è stato il più votato, con più del 15 per cento», e su Cagliari «non mi aspettavo il numero straordinario di preferenze di Edoardo Tocco (1.278, ndr), un investimento per il centrodestra».

Infine: «Le scelte in ambito territoriale bisogna farle tenendo conto delle realtà, non solo confidando nella forza dei numeri». Non ci vuole molto a ricondurre l’appunto verso i colleghi con la fiamma tricolore.

Basta accuse «Qui 5 stelle e Alleanza verdi e sinistra non si sono presentati per la commemorazione per Silvio Berlusconi», annuncia Antonella Zedda mentre risponde dai banchi del Senato, dov’è la vicepresidente di Fdi oltre a esserne coordinatrice regionale. Poco prima di premere il bottone e «votare per il premierato» trova il tempo di riflettere, a bocce ferme, sulle elezioni dei Comuni che hanno fatto crollare la torre che nel resto d’Italia Giorgia Meloni ha innalzato.


Anche se Zedda ribatte: «Abbiamo dimostrato di essere il primo partito (di destra, ndr) su Cagliari e Sassari». La senatrice ammonisce sui personalismi: «A differenza di altri non individuo la colpa su scelte altrui o su scelte sbagliate. Oggi nella coalizione di centro destra civica e sardista deve prevalere la voglia di costruire un collante maggiore tra i partiti che la compongono – dichiara Antonella Zedda –. Non scontri interni e finte accuse sensazionalistiche solo per un giorno».

Nuova stagione Il numero uno della Lega, Michele Pais, da Alghero è sereno: «Mi sembra evidente che sia un fenomeno ciclico. Ora la stagione che guarda al centrosinistra. Ma è una costante, cambia il colore in Regione e così è nei Comuni, la fotografia è identica a quanto accaduto con Pigliaru e con Solinas». La serenità è anche data dagli 841 voti che lo hanno fatto rientrare in consiglio comunale, all’opposizione, e riabilitato dopo l’insuccesso alle Regionali («Ma in molti davano per scontata la mia rielezione e hanno votato altri pensando che ce l’avrei fatta comunque»).

E il centrodestra? «Adesso bisogna tornare nei territori, ascoltarli – dice –, la gente non vuole un’opposizione fine a se stessa ma su temi sentiti e con soluzioni concrete. È quello che faremo in tutti i centri».

Sbagliato tutto. Antonio Moro invece fa il randellatore delle coalizioni di centrodestra, che hanno accolto il Partito sardo d’Azione per lo più come ospite indesiderato. «Averci marginalizzato è stato nocivo per i sardisti ma ha indebolito il centrodestra civica e sardista che ha governato in questi anni». Il presidente del Psd’Az è deluso, «ormai da gennaio i vari componenti si sono presentati senza il nostro apporto e questo ha portato solamente a una serie di sconfitte.

Ma questo ha significato anche rinunciare a un contributo di idee e valori a difesa della Sardegna con cui altrimenti è difficile trovare il consenso dei sardi». Il partito dei sardisti ne esce «in un periodo di transizione» e «con difficoltà che non vanno nascoste», sostiene Moro, «ma daremo un seguito alla linea dell’ultimo congresso: cioè restituire ruolo al partito e fargli recitare un ruolo, anche se questo dovesse rappresentare una rinuncia a esponenti che hanno largo consenso personale, perché in questi anni non si è tradotto in azioni politiche sardiste».

Sulle Amministrative ne ha per tutti. A Sassari il sostegno era per Mariotti e l’affondo è per Lucchi e Peru, «un progetto civico per essere credibile deve avere un leader riconosciuto come lo era Campus – e poi –. Non posso avere come riferimento una persona di Sorso e con tutto ciò che rappresenta». Ad Alghero «puntavamo sull’affidabilità di Tedde, la necessità era chiudere l’ultima consiliatura catalana che è stata abbastanza controversa, lo dimostra anche dove si è posizionato l’ex sindaco». A Cagliari si è pagata la «difficoltà nel tenere uniti i partiti e alcune personalità politiche tra di loro».

Primo piano
Il toto-nomi

Capodanno a tutti i costi: Comuni dell’isola a caccia di artisti e senza badare a spese

di Serena Lullia
Le nostre iniziative