Incidente mortale, la disperazione dell’amico di fronte ai corpi sull’asfalto: «Dovevo esserci anche io»
Sul luogo della tragedia si raduna una folla sotto choc
Paulilatino «Dovevo esserci anche io con loro», racconta un amico dei quattro motociclisti ad altre persone ferme davanti al dramma. Ha appena camminato lungo quella striscia di asfalto che sembra un cimitero senza croci, ma coi corpi dei suoi amici lì davanti. Si sposta, arriva nel luogo in cui si trova la macchina semidistrutta, poi passa il cancello del terreno in cui è volata la moto che poi è stata bruciata dalle fiamme. La guarda, torna indietro e ridiscende il dosso della morte per raggiungere le tante persone che da Paulilatino sono arrivate sulla Provinciale 11. Attorno all’una del pomeriggio la voce si è già sparsa in paese e in tanti accorrono. Sanno perfettamente chi era in sella alle moto e fanno quei pochi chilometri sino al teatro della tragedia con la paura che si trasforma in certezza di fronte alle briciole di quei veicoli e poi diventa dolore. Ci sono persone di tutte le età, giovani e meno giovani, e in mezzo a loro anche i parenti delle vittime, impietriti davanti all’apocalisse. Arrivano ragazzi e ragazze e il pianto non può essere trattenuto. La strada è completamente piena di detriti. Una delle moto non esiste più e poi ci sono i corpi. Li coprono i soccorritori con dei teli. Poco più avanti ci sono i guanti da motociclista di uno dei ragazzi. Li ha persi nell’incidente, come se li fosse sfilati e li avesse poggiati in terra come nel più banale dei gesti. La macchina coinvolta ha perso uno pneumatico e tutta la parte anteriore. Gli airbag sono esplosi e il vetro si è sbriciolato dopo aver centrato uno dei motociclisti, forse quello che nella caduta è anche rimasto amputato a un braccio.
Tutto questo, mentre tutto attorno divampa l’incendio.
A innescarlo era stata la rottura del serbatoio di una delle moto, quella che, dopo aver volato oltre il muretto a secco al bordo della strada, era finita contro un albero. Le fiamme hanno trovato a quel punto terreno fertile e una spinta fortissima dal vento che soffiava da sud. Dapprima hanno bruciato l’erba secca che si trovava attorno, raggiungendo il ciglio della strada e investendo il motociclista inerme. Poi hanno camminato verso i territori di Ghilarza e Abbasanta raggiungendo anche i terreni a ridosso della 131 e della 131 Dcn. Così, sul luogo della tragedia che si era appena consumata, il silenzio è stato cancellato dall’intervento durato ore delle forze antincendio. Due Canadair e alcuni elicotteri hanno sorvolato di continuo il luogo dello schianto per lanciare l’acqua presa dal vicino lago Omodeo, dai vasconi e della autobotti che si davano continuamente il cambio.
Le fiamme hanno camminato per diversi chilometri e hanno fatto paura alle squadre che temevano che il fuoco potesse correre ancora più a lungo. Poi, verso le sette di sera, uomini e mezzi aerei hanno fermato il fronte, cancellando almeno la paura del disastro ambientale. (e.carta)