L’isola del “non finito”, l’ex albergo Esit di Santu Lussurgiu è diventato un rudere
La ferita di San Leonardo di Siete Fuentes. L’albergo doveva diventare un’alternativa alle più classiche vacanze al mare. Sembrava destinato ad attirare vacanzieri anche fuori stagione, solo che l’impresa si dimostrò insostenibile per via della carenza di clientela
Santu Lussurgiu A girare in provincia, di esempi se ne trovano a iosa, partendo dal capoluogo Oristano, dove l’immenso patrimonio culturale figlio del passato giudicale è spesso nascosto quando non perduto per sempre. Ci sono poi lavori pubblici interrotti a metà, come quello del mercato civico di via Mazzini sempre a Oristano ormai ridotto a un rudere. La storia dell’ex albergo Esit di Santu Lussurgiu è però più particolare perché la struttura fu edificata all’inizio degli anni Cinquanta e funzionò anche per una ventina di anni, in seguito alla costituzione da parte della Regione dell’ex Ente Sardo Industrie Turistiche che doveva portare lo sviluppo turistico un po’ ovunque non trascurando le zone dell’interno.
Tra queste fu scelto il meraviglioso borgo di San Leonardo di Siete Fuentes, nel Comune di Santu Lussurgiu, dove l’albergo doveva diventare un’alternativa alle più classiche vacanze al mare. Edificato con uno stile particolare tipico di quegli anni, sembrava destinato ad attirare vacanzieri anche fuori stagione, solo che l’impresa si dimostrò insostenibile per via della carenza di clientela e quindi delle enormi difficoltà di gestione. Nel 1987 suonarono le campane a morto e l’edificio fu chiuso. Da allora, nonostante ci siano stati svariati tentativi di venderlo all’asta, l’immobile non è mai stato considerato appetibile, dal momento che nessun acquirente ha mai risposto ai bandi per la sua acquisizione. Lo stato di decadimento è sempre più evidente e, col passare degli anni, rimane una ferita aperta nel cuore del borgo montano immerso nel verde che, tutt’oggi, è meta continua di passeggiate e gite fuori porta. È una destinazione che piace molti a chi viaggia, ma più legata a escursioni giornaliere. Intanto il degrado incombe e la soluzione non si trova. Resta il rudere, emblema di un fallimento ormai decennale.