La Nuova Sardegna

Longevità

Perdasdefogu perde il suo decano: Antonio Brundu aveva 106 anni ed era un poeta

di Giacomo Mameli

	Antonio Brundu con lo scrittore Sandro Veronesi 
Antonio Brundu con lo scrittore Sandro Veronesi 

Tre sere fa a un evento aveva improvvisato alcune rime in logudorese. Il padre era stato soldato con Lussu e morì a 103 anni, la sorella minore Maria ne ha 102

11 agosto 2024
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Perdasdefogu Dopo aver vissuto 106 anni e cinque mesi, aver evitato la morte nell’inferno dei bombardamenti su Cagliari nel 1943, si è spento nella casa dell’acropoli di “Piss’e taccu” di Perdasdefogu zio Antonio Brundu. Pacifista e cronista. Tre sere fa, per la notte delle poesie, aveva improvvisato in rima logudorese: “In tempus de gherra naschìdu/ in tempus de paghe bivìdu/ oe su mundu at malos prepotentes/ ochin feminas pizinnos ca sunu delinquentes”.

Il paese, triste e muto, si è unito al lutto col sindaco Bruno Chillotti: «Abbiamo perso una quercia di sapienza». La presidente della Regione Alessandra Todde ha chiamato il sindaco per trasmettere le condoglianze alla famiglia. Stasera alle 18 i funerali. Aveva quattro figli, il quinto – Giuseppe - morto “di crepacuore” durante la seconda guerra. Con la moglie, Gemma Tidu, il 19 ottobre 2013 aveva celebrato 73 anni di matrimonio. Era il decano degli ultracentenari del paese. Il numero si è assottigliato dopo la morte dell’insegnante Federica Melis (24 febbraio) e di Bonino Lai, responsabile ufficio anagrafe del Comune, 16 maggio. I più anziani (104 anni), restano la sorella di Brundu Maria e Vittorio Spanu, seguiti (con 102 anni) da Annunziata Stori, Vittorio e Piuccia Lai.

Quella di zio Antonio è stata una vita da manuale della storia italiana degli ultimi due secoli. Due guerre (il padre Vittorio Brundu, morto a 103 anni, era uno dei soldati con la Brigata Sassari di Emilio Lussu), la scuola fino alla terza elementare, poi contadino, “angionargiu” (pastorello di agnellini), soldato durante il fascismo. Lavorava da autista e cuoco all’aeroporto di Monserrato. Il 31 marzo 1943 non va “al campo”. Nel libro “Il forno e la sirena” racconterà: «Avevo la febbre a 39 e quattro lineette. La sirena annuncia i bombardamenti. Anch’io come tutti vado ai rifugi di Gollèi, verso Selargius. Quando la sirena risuona per annunciare la fine dell’incursione aerea, torno a casa in via Cicerone: distrutta, nel letto dove dormivo c’era una bomba, mi avrebbe disintegrato». Lavora anche al poligono militare. Pensionato tra Perdasdefogu (d’estate) e Monserrato (in inverno). E sempre a raccontare la sua vita, soprattutto nelle scuole. A luglio e agosto presente a tutte le serate del festival letterario. Diceva: «Mi piace ascoltare chi sa parlare, leggo quando posso o mi faccio leggere i libri da mia figlia Beatrice, da mia nuora Patrizia o dai nipoti. È vero che leggendo si vive meglio».

Dalle prime ore i messaggi degli scrittori presenti a Foghesu. Il premio Strega Sandro Veronesi: «Ricordo le sue parole in Piazza Cent’anni di solitudine. Che ci protegga e ci illumini, d’ora in poi». Sergio Rizzo: «Un saggio della storia contemporanea». Luca Bianchini: «Oh no, il mio amato Antonio. Ricorderò sempre il calore affettuoso della sua mano». Lo scrittore curdo Fariborz Kamkari: «Era davanti a me sotto gli archi idi San Sebastiano». Federico Fubini, vicedirettore Corriere della Sera: «L’Italia è piena di gente che magari nessuno racconterà mai ma che ha una sua grandezza. Mi ha colpito un uomo di 106 anni, curioso e pronto a rimettere le sue idee in discussione fino all’ultimo«. Chiara Effe: «Canterò una Anninnìa po siu Antoni». Matteo Porru: «Scompare un mondo intero di aneddoti e poesia». Sigfrido Ranucci: «Commosso da un ultracentenario che mi ha augurato di scrivere fino a cent’anni«.

Lo ricorda il mondo della letteratura italiana invitata a Foghesu: Ilide Carmignani, Gabriella Saba, Lucio Luca, Cristina Marconi, Piergiorgio Pulixi, Paola Piras, Milena Agus, Cristina Caboni, Federico Fubini, Graziella Monni, Alberto Urgu, Gigliola Sulis, Lilli Pruna, Michela Ridolfi, Bachisio Bandinu, Valentina Faloni, Francesca Bellino, Cristina Serra, Riccardo Massole. Il presidente Pro Loco Vittorino Murgia: «Zio Antonio ha dato lezioni di umanità, educazione, attenzione alla cultura. Grazie per averci sostenuto».


 

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