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Tante eccellenze da salvare, la Sardegna trascina l’Italia nelle produzioni di qualità

Tante eccellenze da salvare, la Sardegna trascina l’Italia nelle produzioni di qualità

Un quinto dell’agroalimentare Dop, Igp e Stg è sardo

05 settembre 2024
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Sassari Prodotti di qualità, e che qualità. Nelle campagne della nostra terra c’è tutto un mondo di produzioni da salvare a ogni costo. Se l’Italia si tiene stretta il primato assoluto per riconoscimenti Dop, Igp e Stg, la Sardegna resta il principale traino a livello nazionale nella produzione agroalimentare, con qualcosa come un quinto del volume complessivo. Nel 2022 i produttori certificati nell’agroalimentare di qualità sono circa 81.400, in lieve aumento rispetto al 2021 (+0,4%). Tra i settori in crescita per numero di produttori figura, in particolare, quello delle carni fresche. L’Italia, come detto, mantiene il suo primato tra i Paesi Ue per riconoscimenti nel comparto del cibo.

È la fotografia dell’Istat nel Report 2022 “Prodotti agroalimentari di qualità Dop, Igp e Stg”. Il primato in cifre si traduce in 319 prodotti agroalimentari italiani di qualità riconosciuti dalla UE al 31 dicembre 2022. Inoltre, aumentano del 2,8% i produttori nel Sud. Ed è del 41,5% la quota di produttori Dop, Igp e Stg nel Mezzogiorno, di cui il 19,4% in Sardegna. Nel 2022 il prestigio e la qualità italiane nel cibo certificato mantengono costante il primato di riconoscimenti, con 319 eccellenze riconosciute dall’Unione Europea (UE). Seguono Francia (262) e Spagna (205).

Le denominazioni agroalimentari di qualità italiane si rafforzano crescendo di dimensione nel panorama internazionale. Tra il 2012 e il 2022 il numero dei riconoscimenti segna, infatti, una crescita del 28,6% (da 248 a 319). In particolare, cresce il settore degli ortofrutticoli e cereali con un incremento, in termini assoluti, di 23 nuove denominazioni e quelli dei formaggi e degli olii extravergine di oliva, con l’ingresso, rispettivamente, di 11 e 6 nuovi marchi di qualità.

È forte localizzazione dei produttori, che nel 2022 per il 41,5% si trovano tra il Sud (14,4%) e le Isole (27,1%), il 19,4% nella sola Sardegna (seguita dal Trentino-Alto Adige con il 13,9% e dalla Toscana con il 13,8%). Il 40,4% dei trasformatori- rileva l’Istat- opera invece nel Nord. Nel 2012 le quote per i produttori erano, rispettivamente, dell’8,4% per il Sud e del 20,8% per le Isole, mentre nel Nord era presente il 46,6% dei trasformatori. Nel tempo si sta quindi assistendo a una crescita di produttori operanti nella filiera di qualità nelle aree meridionali del Paese e, in misura minore, di trasformatori.

Il capitolo formaggi, dove i produttori erano territorialmente meno ‘polarizzati’ nel 2012 rispetto al 2022, vede la quota della Sardegna aumentare di oltre dieci punti percentuali (salendo dal 34,7% del 2012 al 44,8% del 2022), mentre, parallelamente, perdono peso alcune regioni del Nord: in particolare la Lombardia (-4,5 punti percentuali) e il Veneto (-3,4 punti).Anche le carni fresche vedono aumentare la propria quota di produttori in Sardegna (che sale dal 46,4% al 55,3%). Il settore olivicolo oleario si contrae in Toscana (tra il 2012 e il 2022 passa dal 58,5% al 41,5%) e, contemporaneamente, cresce soprattutto in Puglia e in Sicilia.

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