La Nuova Sardegna

La storia e la speranza

Spopolamento, a Sini niente nascite da due anni ma compensano gli stranieri

di Michela Cuccu
Spopolamento, a Sini niente nascite da due anni ma compensano gli stranieri

Nel paese un bar, un alimentari e un centro di accoglienza: una delle poche strutture rimaste aperte nell’isola

21 ottobre 2024
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Sini È uno dei paesi «immobili» come nel romanzo di Giorgio Todde “Lo stato delle anime”. Eppure a Sini qualcosa è accaduto. Da 480 abitanti registrati a luglio 2023, l’anno dopo i residenti di questo minuscolo paese dell’Alta Marmilla sono diventati 520, dei quali, 47 stranieri che però non sono nordeuropei che hanno scelto le dolci colline della Marmilla come loro buen retiro.

Sono invece gli ospiti di un centro d’accoglienza. Insomma, dietro la crescita di questo minuscolo paese non c’è un’attrattiva particolare, ma le storie di persone sbarcate sulle coste italiane dopo un viaggio di pericoli e stenti, nella speranza di trovare in Europa un'opportunità di vita migliore. Quello di Sini è uno dei pochi centri di accoglienza rimasti in piedi in Sardegna dopo il Decreto sicurezza del 2018. Ecco perché il numero degli abitanti qui risulta cresciuto nonostante da due anni non nascano bambini. E a Sini i migranti non si fermano, non restano a crearsi una vita. Pochissimi anche i matrimoni. «Ne ricordo uno di recente: dopo la cerimonia la coppia si è trasferita in Germania, paese della sposa e dove il marito lavora da tempo»: Biagino Atzori è stato sino all’anno scorso sindaco del paese.

Conferma che a Sini non nascono bambini e uno dei motivi secondo lui è dettato dall'isolamento: «Purtroppo Sini condivide l’identica condizione di tanti paesi dell'interno, sempre più isolati e dove continuano a tagliare quei pochi servizi che avevamo». Atzori racconta di un paese dove l’unica scuola rimasta è quella dell’Infanzia «Ma solo perché ci siamo associati con gli altri Comuni, altrimenti, anche quella rischiavano di perdere». Parla di un paese dove è rimasto soltanto l’Ufficio postale mentre la Banca è stata chiusa due anni fa. Un solo negozio di generi alimentari e un bar, completano il piccolo elenco di servizi del paese che come dice l’ex sindaco: «È totalmente isolato perché non esiste un servizio di trasporti pubblici adeguato».

Eppure Sini come tanti centri della Marmilla, avrebbe un certo fascino. Immerso tra gli oliveti è una delle tappe nazionali della “Camminata tra gli olivi” che qui organizza Pro Loco come pure una bella e golosa sagra dedicata al dolce tipico: su pan’e saba. L’ex sindaco critica le misure fino ad oggi adottate a livello nazionale contro lo spopolamento. «Gli incentivi sono davvero pochi. Certo, ci sono le risorse per chi decide di acquistare una vecchia casa e la ristruttura per venirci ad abitare. Ma sono poche migliaia di euro a fronte di spese altissime di ristrutturazione. Pochi possono permettersi di compiere un passo come questo. Eppure è un peccato perché Sini è un paese ideale per chi cerca la tranquillità e l’ambiente incontaminato». Il problema, secondo l’ex sindaco, non è solo quello delle poche occasioni di lavoro che zone come queste possono offrire. «Il problema è l’isolamento», insiste. A Sini, infatti, non passa nemmeno la strada ferrata. Se si vuole viaggiare in treno, magari per andare a lavorare, la prima stazione è a Uras, paese che dista 25 chilometri. «L’alternativa sarebbe San Gavino che è anche più lontana: bisogna percorrere 30 chilometri per arrivarci», dice. E racconta di proposte avanzate anche alla Regione ma mai accolte, come quella di istituire un servizio di bus navetta conle stazioni dei treni. 

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