Corrado Palmas, il re dei sorrisi low-cost: 2000 sardi l’anno in Moldavia
Lo specialista: «Rifarsi la bocca costa tre volte meno, ho 24mila clienti da tutto il mondo»
Sassari Per svelare l’arcano sull’esodo di massa degli sdentati verso la Moldavia basta un piccolo esempio: «Se hai un incidente in auto e ti fratturi un braccio o una gamba, vai all’ospedale e ti rimettono a posto gratis. Ma se malauguratamente sbatti il muso sul cruscotto e ti rompi i dentini, allora sono guai». In Italia per rifare a nuovo una bocca ci vogliono dai 30 ai 50mila euro. In Moldavia ne bastano dai 10 ai 15. Senza un conto in banca a più zeri, non è che le alternative siano tante: o ci si rassegna al semolino a vita, oppure si fanno le valigie e si prende un aereo.
Corrado Palmas, l’odontoiatra più ritratto in tutti gli aeroporti d’Italia, 40 anni, originario di Assemini, le potenzialità del turismo sanitario le ha capite in tempi non sospetti. «La mia è una delle tante storie dei cervelli in fuga. Dopo la laurea non facevano altro che ripetermi: perché non te ne vai dalla Sardegna? Alla decima volta che ho sentito questa domanda, con 1000 euro in tasca me ne sono andato davvero».
Prima ha lavorato a Roma: «Ero quello che si faceva assumere in prova per due mesi gratis, se ti piace come lavoro mi tieni, altrimenti arrivederci». Ha cominciato a girare per diverse cliniche, a farsi un nome, e il giovedì era il giorno della trasferta nei paesi dell’Est Europa. Ha rimbalzato come una pallina da flipper in quindici nazioni, sistemando sorrisi vuoti o sgangherati e bocche devastate dalla piorrea. «Poi nel 2014 ho aperto la mia prima clinica in Moldavia». È stata solo la prima pietra di un piccolo impero: 5 centri in Moldavia, 3 in Romania, 1 a Bergamo, più un laboratorio in Moldavia dove si realizzano le protesi dentarie e altri 3 in Romania. In tutto 9 cliniche più 4 laboratori, per un esercito di oltre 500 persone assunte.
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«Ho scelto come sede proprio la Moldavia per un motivo semplicissimo: la tassazione è al 12 per cento e stipendiare un dipendente mi costa un terzo rispetto all’Italia. Qui lo pago 450 euro netti, se lavorassi in Sardegna non ne basterebbero 1500. In più la vita in generale è molto meno cara, e anche i materiali che io utilizzo per l’odontoiatria, che sono gli stessi usati dai miei colleghi italiani, io li pago la metà. È solo per questo motivo che io posso permettermi il lusso di presentare conti tre volte inferiori rispetto alla concorrenza, ed è per questo che ogni anno vengono 24mila clienti da tutto il mondo. Solo dalla Sardegna ne arrivano 2000 all’anno, ma è un dato sottostimato».
C’è un’imponente migrazione dall’Inghilterra: «Rifare una bocca nel Regno Unito può costare anche 70mila euro». Oppure c’è chi è disposto a viaggiare dall’altro capo del mondo: «Se negli Stati Uniti vai a spendere anche 90mila dollari per sistemarti i denti, forse val la pena di fare una tratta transoceanica».
Il cliente tipo è quello che ha perduto tutti i denti, o per una malattia o per un incidente. «Oppure c’è quello che ha già speso tutto da altri dentisti, le cose non sono andate per il verso giusto, e non può più permettersi altri 30mila euro per porvi rimedio. Il low cost della Moldavia resta l’unica via di scampo». Non è la povertà a cambiare latitudini: «Purtroppo il turismo medico è diventato una faccenda che riguarda sempre più il ceto medio. Il suo potere d’acquisto è sempre più marginale, tanto da dover spesso rinunciare alle cure dentarie. Il problema non sono i dentisti che vanno a lavorare in Moldavia, la questione è posta nel modo sbagliato: ci si dovrebbe piuttosto chiedere perché tanta gente va a curarsi nei paesi dell’Est. Significa che qualcosa nel nostro sistema sanitario non funziona, vuol dire che il sorriso sta diventando un lusso per i ricchi».