La Nuova Sardegna

La replica al ministro

Ilaria Portas: «La scuola non può diventare solo un serbatoio per il lavoro»

di Claudio Zoccheddu
Ilaria Portas: «La scuola non può diventare solo un serbatoio per il lavoro»

L’assessora regionale alla Pubblica istruzione: «Si devono formare le coscienze»

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La sproporzione tra la scelta del “giusto” istituto superiore, perlomeno dal punto di vista lavorativo, non è certo l’unico problema degli studenti e della scuola sarda. Anche perché, prima di pesare gli sbocchi dell’istruzione “superiore”, sarebbe bene raggiungere il traguardo del diploma in una terra che, oltre alle preferenze dei giovani verso i licei, si parla del 57,8 per cento delle iscrizioni, spicca nei numeri dell’abbandono scolastico. Certo che poi, sapere che per un diplomato al liceo classico che troverà lavoro con il solo diploma, ce ne saranno 7-8 che avranno uno stipendio dopo aver terminato i corsi di studi “tecnici” o “professionali”, è una nozione che avrà un enorme peso specifico nel futuro di un ipotetico studente che non concluderà il percorso di studi con la laurea. L’assessora regionale alla Pubblica istruzione, Ilaria Portas, parte proprio dal problema della dispersione scolastica: «Credo che le istituzioni dovrebbero impegnarsi affinché tutti i ragazzi assolvessero l’obbligo formativo e cioè frequentassero attività formative sino al 18esimo anno di età, cosa che purtroppo non avviene , come dimostrano i dati sulla dispersione scolastica. Credo che la scuola, qualsiasi sia il percorso, abbia come primo compito quello di accompagnare la crescita personale dello studente, guidandolo e favorendo lo sviluppo della propria identità, dei valori e delle conoscenze necessarie per poter affrontare le sfide che la vita gli e le riserverà. La scuola è principalmente relazione, educazione, apprendimento, responsabilità». Sulla scelta del futuro lavorativo dei giovani studenti, l’assessora si affida all’influenza della scuola: «Credo che possa guidare gli alunni e le alunne a diventare uomini e donne autonome in grado di sviluppare un’analisi critica della realtà e, grazie a questo, scegliere consapevolmente il percorso lavorativo, a prescindere dalla scuola in cui si è iscritti, che si una liceo, un istituto tecnico o professionale».

Sulla preoccupazione del ministro Valditara, l’assessora Portas ha un punto di vista diametralmente opposto: «Sono totalmente contraria a una scuola vista come serbatoio per il lavoro – spiega –, piuttosto dobbiamo lavorare ad una scuola che formi coscienze, che curi la persona e la renda forte e consapevole davanti alle scelte che il futuro gli riserverà». Questo non vuol dire che la Regione non sia attenta alle richieste che provengono dal mondo del lavoro ma anche alle prospettive lavorative che possono avere un peso maggiore dal punto di vista occupazionale nella specificità dell’orizzonte lavorativo sardo: «Per quanto riguarda il rapporto della scuola con il mondo del lavoro, è utile, e la Sardegna lo sta facendo con vigore, investire negli istituti tecnici superiori post diploma che formano tecnici specializzati in diverse aree di competenza. Mi riferisco al settore della mobilità, dell'agroalimentare, dell'efficientamento energetico, delle nuove tecnologie e del turismo. Si tratta di ambiti di studio che hanno un collegamento diretto con le aziende e un indice di occupazione post diploma superiore all'80 per cento», conclude l’assessora

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