La Nuova Sardegna

Il progetto

Einstein Telescope, una corsa contro il tempo per colmare il grande gap delle infrastrutture

di Claudio Zoccheddu
Einstein Telescope, una corsa contro il tempo per colmare il grande gap delle infrastrutture

I fondi non mancano ma Sos Enattos è ancora un “deserto”

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Sassari Le cose essenziali le ha sistemate Madre Natura: la roccia di scisto nel sottosuolo, una vallata quasi incantata in superficie e un silenzio, sismico e atmosferico, che vale oro quando si parla di osservazione delle onde gravitazionali. Al capolavoro naturale della valle di Sos Enattos, sono state aggiunte poche cose, perlomeno per il momento. E quelle che ci sono, non basteranno a soddisfare le esigenze di una struttura imponente come sarà l’Einstein telescope, che prevede la realizzazione di tre tunnel lunghi dieci chilometri l’uno e di una serie di laboratori, interrati e no, che saranno il cervello di una struttura che molti hanno paragonato, anche solo per l’impatto che potrebbe avere sul tessuto sociale, al Cern di Ginevra. Le cosa da fare, insomma, sono ancora tantissime sia che l’Einstein telescope venga realizzato a Lula, sia che si decida di dividere il progetto con l’euroregione Mosa-Reno.

Lo stato dell’arte Se fossero “pagherò”, sarebbero una montagna. Dal ministero alla Regione, tutti hanno aperto il portafogli per destinare fondi e finanziamenti alla miniera di Sos Enattos, in odore di trasformazione in un polo scientifico di fama, e richiamo, mondiale. L’ultimo è fresco di qualche giorno dato che la Regione ha approvato un finanziamento di 240mila euro per il supporto ai comuni di Bitti, Lula e Onanì nella predisposizione dei piani urbanistici comunali “compatibili e coerenti” con gli interventi previsti sul territorio. Pochi spiccioli in confronto ai 950 milioni garantiti dal Governo per i nove anni che saranno necessari alla costruzione dell’Einstein telescope e ai 300 milioni messi sul piatto della Regione oltre che agli altri finanziamenti legati al Pnrr. Difficile tenere il conto, anche perché ad oggi non è che sia cambiato molto nella zone di Sos Enattos. Anzi. Ora il l’ex sito minerario è connesso al mondo con la fibra ottica, che poi è anche il minimo indispensabile quando di parla di tecnologia e di scienza. Di quello che però servirebbe davvero, come richiesto proprio ieri anche dal premio Nobel Giorgio Parisi, non si è visto ancora nulla. Lula continua ad essere la profonda periferia della Regione e Nuoro non se la passa molto meglio. I problemi sono ovunque, dalla sanità all’istruzione, dai trasporti al lavoro. Considerato che l’alba dell’Et non è poi così lontana, che la candidatura non garantisce niente di preciso, forse sarebbe il caso di spingere sul pedale dell’acceleratore per evitare di perdere un treno che non passerà mai più. E da queste parti, se ne intendono di treni che non passano perché Nuoro è anche l’unico capoluogo di Provincia italiano a non essere collegato alle linee delle Ferrovie dello Stato.

L’unità di progetto Per serrare i ranghi e provare ad arrivare al cuore della matassa dell’Einstein telescope, la Regione ha puntato su quella che in gergo viene definita “Unità di progetto” ovvero, per riutilizzare le parole pronunciate dalla presidente, Alessandra Todde, “Avremo un team dedicato che seguirà l’iter autorizzativo, una cabina di regia inter-assessoriale che coinvolgerà enti locali e realtà produttive per definire il piano di sviluppo territoriale. Costituiremo un comitato promotore per la Sardegna con le università e gli enti di ricerca e, infine, ci impegniamo a sottoscrivere un accordo di programma con i comuni dell’Area Progetto, le città capoluogo, le unioni dei comuni e le comunità montane impattate dall’opera”. “L’intera Sardegna – aveva concluso la presidente – si candida ad ospitare Einstein telescope e lo vogliamo fare con un coinvolgimento costante delle comunità locali, non solo per la costruzione dell’opera in sé ma anche per tutte le attività che riguardano lo sviluppo territoriale, come la viabilità, i presidi scolastici e sanitari, l’insediamento di scuole internazionali, formazione delle maestranze, politiche mirate per gli insediamenti produttivi e piano per la ricettività». Il lavoro per l’Unità di progetto, insomma, non manca.

Le ricerche Il 26 novembre sono stati conclusi altri due esperimenti condotti dai ricercatori dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv). Si è trattato di un rilievo gravimetrico e di un array sismico, entrambi nella miniera di Sos Enattos. “Il rilievo gravimetrico – si legge nel sito dell’ Ingv – ha restituito una fotografia tridimensionale dell'assetto strutturale nel sottosuolo. I ricercatori hanno effettuato misurazioni e in grado di rilevare faglie, cavità e cunicoli. Il secondo gruppo di ricercatori ha condotto un altro esperimento per completare la mappa del rumore ambientale. Nel territorio di Bitti sono stati installati diciassette sismometri a banda larga (array) secondo una configurazione “ad elica”, in grado di captare il rumore sismico ad alta frequenza d’onda che si propaga nei primi 200 metri di sottosuolo”.

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