Parmesan, Reggianito, Kressecco: il 70% del Made in Italy all’estero è fake
Il valore del falso agroalimentare si aggira attorno ai 100 miliardi di euro
Sassari Il valore del falso Made in Italy agroalimentare si aggira attorno ai 100 miliardi di euro, con un incremento del 70% nell’ultimo decennio. Questo fenomeno, alimentato dalla pirateria internazionale, sfrutta denominazioni, colori e simboli legati all’Italia per promuovere prodotti che nulla hanno a che fare con il sistema produttivo nazionale. Formaggi e salumi guidano la classifica dei prodotti più taroccati.
Parmigiano Reggiano e Grana Padano vengono replicati sotto nomi come “Parmesan” o “Reggianito” e, negli Stati Uniti, il 90% dei formaggi di tipo italiano – come “Fontiago” o “Romano” – è prodotto localmente, spesso senza rispettare le ricette originali. I salumi più prestigiosi, come il prosciutto di Parma e il San Daniele, la mortadella Bologna e il salame Milano, vengono imitati in Russia, Stati Uniti e altri Paesi emergenti. Anche il pomodoro San Marzano è oggetto di falsificazione, con produzioni in California vendute in tutta America. Il settore vinicolo non è immune: il “Kressecco” tedesco, il “Bordolino” argentino e il “Marsala” americano sono solo alcuni esempi delle contraffazioni.
Persino i vini più iconici, come il Chianti, vengono imitati in Paesi come la Romania e la California, mentre nel Regno Unito sono stati scoperti falsi prosecco in lattina e wine kit. Nonostante il record di esportazioni agroalimentari italiane, più di due prodotti italiani su tre venduti nel mondo sono falsi. Questo fenomeno, noto come italian sounding, colpisce oli extravergini, conserve, sughi e pasta, ed è particolarmente diffuso nei Paesi ricchi come Stati Uniti e Australia. Le conseguenze sono gravi: oltre a danneggiare il prestigio del Made in Italy, il falso sottrae all’Italia circa 300.000 posti di lavoro.
Da un lato, la contraffazione rappresenta una forma di concorrenza sleale che sfrutta il prestigio del marchio e dell'immagine italiana senza possederne i requisiti autentici. Dall’altro, il rischio maggiore è l'impoverimento della percezione della qualità: i prodotti falsi, pur richiamando nomi e simboli italiani, non sono in grado di garantire le caratteristiche dell’originale. Questo fenomeno genera inevitabilmente scetticismo nei consumatori, che talvolta preferiscono evitare del tutto l'acquisto per non rischiare di incappare in imitazioni. Per affrontare questa emergenza, il governo ha introdotto un pacchetto di norme a tutela del Made in Italy, con l’inasprimento delle sanzioni penali per chi sfrutta impropriamente il marchio italiano.
Contemporaneamente, la Guardia di Finanza ha intensificato i controlli per contrastare il fenomeno dell’Italian Sounding. Oltre alle misure legislative, che vietano l’uso fraudolento della bandiera italiana e di altri simboli distintivi, è fondamentale investire in una campagna di sensibilizzazione internazionale. Educare i consumatori stranieri sui criteri che distinguono un vero prodotto italiano è cruciale per proteggere il valore e l’identità del Made in Italy.