Walter Ledda: «A Leonardo vorrei donare una protesi»
Il 40enne di Sennori ha perso un arto inferiore 25 anni fa a causa di un incidente: «Ora ho una famiglia bellissima e corro più di prima»
Sassari «Cosa mi ha tolto quell’incidente di 25 anni fa? Non mi ha tolto, casomai mi ha dato: tante nuove possibilità e l’occasione di scoprire un mondo che non conoscevo e che prima di allora non avrei mai immaginato potesse esistere». Walter Ledda, 40 anni, originario di Sennori ma da sei anni cittadino di Porto Torres, è un concentrato di energia e coraggio. Lo stesso coraggio che ieri, attraverso un intenso post su Facebook, ha voluto infondere a Leonardo Manghina: «So esattamente come ci si sente in questo momento, ma specialmente so come ti senti tu, ora, su un letto di ospedale, dolorante e con mille pensieri in testa. Non mollare Leonardo, io ora corro più di prima, scalo montagne. Ho una bellissima famiglia e non potrei desiderare nulla di più».
Walter all’età di 15 anni lavorava al mercato ortofrutticolo di Sassari, un giorno un muletto passò sopra il suo piede con una ruota. «Dovettero amputarmi la gamba – racconta oggi – il primo mese fu molto difficile, poi venne una persona a trovarmi, sollevò i suoi pantaloni e mi mostrò la protesi che aveva nella gamba. Fu in quel preciso istante che vidi la luce. E quel giorno cominciò la mia rinascita».
A tutti gli effetti una nuova vita, fatta di corse all’aria aperta, di gare sulle piste di atletica, di conoscenze di persone straordinarie, di vittorie ai campionati nazionali e persino di medaglie: due d’argento. E poi è arrivato anche l’amore, il matrimonio, una figlia. Oggi Walter è anche “dronista”e ha un canale YouTube che si chiama “La Sardegna vista con il drone”. Va a vendemmiare e a raccogliere le olive e a febbraio farà il corso per potatore.
Eppure, tutto questo, venticinque anni fa gli sembrava impossibile da raggiungere: «Confesso di aver pensato anche al suicidio in quei giorni. E invece sei mesi dopo l’incidente ero a Bologna, con la mia prima protesi impiantata e correvo, correvo ovunque...». A tal punto da decidere di impegnarsi seriamente nello sport e di gareggiare: «L’atletica è la migliore fisioterapia, io ho fatto la mia ultima gara nel 2015, perché sono subentrati gli impegni familiari, poi è nata mia figlia e mi dedico a lei. Ma ho fatto anche salto in lungo e basket in carrozzina. Ho ancora le protesi che usavo nelle gare e vorrei donarne una a Leonardo. So quanto costano, io sono stato aiutato da un’associazione e sarebbe bello se anche lui avesse questa opportunità. Ma non deve per forza competere sulle piste di atletica, può usare la protesi anche solo per fare una corsa...».
Il messaggio di incoraggiamento lanciato da Walter Ledda sui social ha avuto centinaia di apprezzamenti e condivisioni. «Nella mia vita fu decisivo quell’incontro in ospedale – conclude – e vorrei che a Leonardo accadesse la stessa cosa. Gli porterò anche un libro, quando ci incontreremo. Si intitola “Con la testa e con il cuore si va ovunque”».
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