La Nuova Sardegna

Sanità

Invalidità, caos certificati: niente medici disponibili e malati oncologici senza aiuti

di Luigi Soriga
Invalidità, caos certificati: niente medici disponibili e malati oncologici senza aiuti

Sanitari contro la riforma: «Curiamo o facciamo i burocrati». Il paziente: «Ho chiesto inutilmente in quattro ambulatori»

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Sassari Sono l’anello più debole della società, e dal 4 gennaio la vita si fa ancora più difficile. Per chi ha una disabilità, farsela riconoscere e certificare è diventata un’odissea. Ci sono malati oncologici alle prese con la chemioterapia che non possono richiedere l’accompagnamento. Le pratiche di invalidità sono tutte ferme perché non ci sono medici di base disposti a portarle avanti. La nuova riforma ministeriale ha infatti scaricato tutto sulle loro spalle, tagliando fuori i patronati, e rovesciando quintali di burocrazia sulle scrivanie dei medici.

«Mia figlia è ipovedente e ha 18 anni – racconta Massimiliano – ho bisogno del certificato di invalidità per ottenere la pensione. Sto facendo il giro delle sette chiese per trovare un medico disponibile, ho già bussato in quattro ambulatori: tutti mi hanno dato la stessa risposta. Capiscono la mia situazione ma per loro si tratta di un’attività così lunga e complessa, che non possono permettersi di gestirla. Perciò ci dispiace, e in bocca al lupo. Io davvero non so più cosa fare».

Il motivo per cui non si trova un medico certificatore nemmeno a peso d’oro, è molto semplice: «Ogni pratica, se tutto dovesse filare liscio, richiederebbe come minimo tre ore – spiega la dottoressa Maddalena Medde – un arco di tempo insostenibile dal momento che lavoriamo già una media di 10 ore al giorno. Ho provato a caricare le cartelle cliniche, la relazione e l’anagrafica di un paziente: dopo un paio d’ore ho dovuto desistere. E confrontandomi con gli altri miei colleghi, siamo tutti nella stessa situazione. Le scelte sono due: o si curano i pazienti, o si fa i burocrati. Ma le due opzioni non sono conciliabili, perché la giornata è fatta di 24 ore, e anche i medici hanno diritto a una propria vita». E continua: «A me dispiace moltissimo non poter supportare alcuni pazienti. In trent’anni è la prima volta che mi capita: ho una malata di tumore che avrebbe bisogno della invalidità totale con accompagnamento. E ho un altro che tuttora si trova in terapia intensiva. Sino a due mesi fa mi sarei portata a casa le cartelle e in mezz’ora avrei istruito la pratica da inviare all’Inps e poi da inoltrare al Caf. Ma adesso non sono più in grado di caricarmi queste incombenze».

Questa linea è condivisa dalla stragrande maggioranza dei medici di base, e questo è il motivo per cui nella piattaforma software viene caricata una pratica alla settimana. La media, prima che la normativa modificasse l’iter, era di circa 100 certificazione a settimana.

Ma le commissioni invalidità non riuscivano a star dietro a un simile ritmo, e infatti le tempistiche di approvazione andavano sempre più a rilento. Inoltre i patronati, che compilavano la parte più strettamente burocratica, rappresentavano un costo. Così l’obiettivo della riforma, almeno sulla carta, doveva essere quello di snellire le procedure e risparmiare sui costi. Peccato che, a detta dei medici, per districarsi tra i vari step del software occorrano come minimo due lauree in informatica.

Il risultato è che i medici hanno issato le barricate, e dal momento che si tratta di un’attività che va oltre l’impegno convenzionale in ambulatorio, quasi tutti si rifiutano di certificare le invalidità. E chi sceglierà invece di offrire questo servizio, è molto probabile che lo farà a pagamento, e il conto per disabili si prospetta salato.

«Non ho mai chiesto un soldo ai pazienti per le pratiche di invalidità – dice Maddalena Medde – e non ho intenzione di farlo nemmeno adesso. È per questo che anche io mi rifiuto di certificare. Ogni domanda richiede tre ore, e ho sentito che il compenso non sarebbe meno di 200 euro. Ancora una volta a fare le spese delle nuove norme del ministero è il paziente, cioè l’anello più debole».

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