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Porcetto Igp entro Natale 2025: serve l’ok di Regione e Governo

di Ilenia Mura
Porcetto Igp entro Natale 2025: serve l’ok di Regione e Governo

Il presidente Coldiretti chiede un’accelerata sull’approvazione del disciplinare. «Diventerà il secondo riconoscimento di qualità per la tutela delle carni sarde»

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Sassari «Ora che il disciplinare è pronto, attendiamo che la Regione acceleri l’iter per la sua approvazione in modo tale che il documento arrivi presto sul tavolo del ministero delle Politiche agricole per l’ok definitivo entro Natale». “Porcetto Igp di Sardegna”, il presidente regionale Coldiretti, Battista Cualbu, nutre la speranza che l’ambito riconoscimento di produzione a Indicazione geografica protetta, tanto atteso dagli allevatori, sia alla stretta finale: «Abbiamo definitivamente debellato la peste suina. Dopo l’esperienza dell’agnello Igp, per noi sarebbe un altro grande e storico risultato».

Che possa presto diventare realtà si deve grazie all’imponente lavoro portato avanti dal Comitato promotore, nato sotto l’egida della Coldiretti come sottolinea il presidente di Cagliari, Giorgio Demurtas: «Il gruppo di lavoro ha coinvolto allevatori e macellatori, collaborando in modo sinergico col Comitato scientifico, di cui fanno parte anche le due università di Cagliari e Sassari, Agris e Laore, Confagricoltura, Cia e Copagri».

A dirigere il comitato scientifico è il direttore del Consorzio per la tutela dell’Igp agnello di Sardegna, Alessandro Mazzette: «Tutto quello che viene riportato sul disciplinare, è frutto di oltre dodici riunioni fatte sul territorio con circa duecento allevatori», spiega Demurtas. Sono loro, i suinicoltori sardi, a chiedere con forza la tutela delle eccellenze sarde. In questi anni, continua Battista Cualbu, «abbiamo rivolto un appello affinché ci sia più attenzione sulle carni suine che arrivano in Sardegna dal continente, in quanto abbiamo constatato che le stesse restrizioni, rigidità e controlli adottati per la Sardegna, spesso non si mettono in campo per le carni in arrivo dalle altre regioni. Preoccupa non poco – ribadisce il presidente regionale Coldiretti – l’ingresso delle carni dal nord Italia entrate anche a prezzi molto contenuti».

Dal nome “Porcetto Igp di Sardegna”, che per la verità ha fatto storcere il naso ad antropologi e sociologi, oltre che a molti sardi, fino alla designazione del prodotto, passando per le caratteristiche chimico – fisiche – organolettiche, il disciplinare è praticamente definitivo. Anche se, al fianco del nome italianizzato “porcetto”, potrebbero comparire due varianti della lingua sarda: «Quella campidanese “porceddu” e quella logudorese “porcheddu”», precisa Demurtas che così smorza le polemiche: «Nessuna mancanza di rispetto verso la nostra identità – precisa – la scelta del nome deriva dal fatto che “porcetto” sia già diffusamente e comunemente usato sulle bolle di vendita e che sia dunque già riconoscibile da circa 50 milioni di italiani con questo nome».

Mettere d’accordo tutti, sull’utilizzo di una variante sarda, sarebbe stato quasi impossibile: «Nella nostra regione ci sono almeno sette varianti, dal campidanese al logudorese o l’ogliastrino». Sul disciplinare, la spiegazione sulla scelta del nome è questa: «Nell’isola possiamo trovare: “Porcheddu” “Poscheddu”(in logudorese), “Porceddu” “Procceddu” (in campidanese) Pulceddu, Pulcheddu (in gallurese), Coppieddu (Ogliastra)». Ma è nella fase della commercializzazione che “porcetto” prende il sopravvento: «Il nome “Porcetto” è talmente diffuso a livello regionale e nazionale da farlo includere nell’elenco regionale dei prodotti agroalimentari tradizionali, istituito ai sensi del Dm 350/99 sotto la denominazione “Porcetto sardo”».

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