Undicimila medici di base pronti alla pensione: l’isola senza assistenza sanitaria
Antonello Desole, segretario Finmg: «A queste condizioni la vecchia guardia non potrà essere sostituita»
Sassari Undicimila medici di base con le valigie pronte, con dentro i requisiti per andare via anticipatamente e con il massimo della pensione. E la nuova generazione che guarda avanti, vede un tunnel senza uscita, ed è pronta a fare dietrofront. «Se non cambiano le regole di ingaggio – dice Antonello Desole, segretario provinciale della Fimmg di Sassari – la vecchia guardia non potrà essere sostituita. E questo significherà il collasso del sistema sanitario». Nella provincia di Sassari sta già scricchiolando, ma il cigolio si sente in tutta l’isola: «Non bastavano Usini, Sorso, Florinas, Ossi, Chiaramonti, Bulzi, Laerru ed Erula a restare sguarniti. Ora si ritrovano senza medico di base anche le borgate di Li Punti, San Giovanni e Ottava. Ed abbandonare la nave, fatto ancor più allarmante, sono proprio i giovani».
Un mestiere con sempre meno appeal, con carichi di lavoro impressionanti, stipendi molto al di sotto di altre branche della sanità, e corsi di formazione specifica con pochi iscritti, e molti dei quali poi prendono altre strade. Così gli ambulatori rischiano di rimanere sguarniti. «Capisco perfettamente lo stato d’animo dei giovani medici. Si ritrovano anche loro sovraccaricati di 1500 pazienti, ma senza le indennità di cui godono i contratti della vecchia guardia. Quindi nessun contributo per la segretaria o l’infermiera. Tradotto: un aggravio di burocrazia da gestire in prima persona. E stipendi totalmente inadeguati all’impegno e alle ore di lavoro. Anzi, dai 1200 pazienti in sù c’è anche la beffa fiscale: dal regime forfettario con una tassazione dal 5 al 12% si passa al regime ordinario con il 40% di trattenute. Quindi lavori molto di più, perché hai 1500 assistiti, e paradossalmente guadagni di meno».
Diversi medici hanno scritto al distretto dell’Asl 1 per chiedere la riduzione dei carichi di lavoro e di spalmare più equamente i pazienti tra i vari ambulatori. Ma le istanze non sono state accolte: «L’Acn stabilisce che se nel territorio c’è carenza cronica di medici di base, allora il blocco ai massimali di 1200 assistiti viene rimosso, e si arriva a quota 1500. Ma la gestione diventa insostenibile». Ed ecco la possibile diaspora delle nuove generazioni verso altre professioni più appetibili: «Esclusi anestesia e radiologia, un medico di medicina generale può fare qualsiasi cosa. Può lavorare nei poliambulatori, in uno studio privato, può fare il gettonista, le porte aperte sono infinite». La soluzione prospettata dalla Regione per supplire alle carenze, sarebbe quella dell’apertura degli Ascot. Ma anche su questo versante non c’è chiarezza di intenti: «A quanto pare nella finanziaria non ci sarà traccia di fondi destinati agli Ascot – dice Antonello Desole – erano stati stanziati 3 milioni di euro, una somma decisamente sottostimata rispetto alle reali esigenze di spesa, perché servirebbero almeno 6 milioni. Eppure nemmeno quei 3 milioni verranno confermati. (lu.so.)