La Nuova Sardegna

L’analisi

Allarme manodopera in Sardegna: ecco i profili professionali introvabili

di Massimo Sechi
Allarme manodopera in Sardegna: ecco i profili professionali introvabili

Confartigianato Sardegna fa il punto sulle cause, i costi e le conseguenze di questa emergenza

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Sassari Alla disperata ricerca di personale qualificato. È ormai diventato un grido d'allarme quello delle imprese sarde per la mancanza di figure professionali da inserire nelle proprie aziende. I dati forniti da Confartigianato Sardegna sono sempre più preoccupanti: i posti vacanti nelle imprese dell'isola sono oltre 64mila. In pratica manca il 42% della manodopera necessaria per poter mandare avanti le attività imprenditoriali. Se prendiamo in esame solo gli artigiani, su circa 16mila addetti da assumere solo 8.700 sono entrati in servizio.

Gli introvabili L'elenco delle figure più ricercate è lunghissimo. Il record negativo è per gli analisti e i programmatori di software che risultano praticamente introvabili. Ma una situazione quasi identica riguarda anche professioni come idraulici, elettricisti, meccanici artigianali e carrozzieri, operai e attrezzisti nel settore edile, assemblatori e cablatori, tecnici ed esperti in applicazioni per programmare schede di elettrodomestici e caldaie. Per tutte queste figure solo un'impresa su tre riesce a trovare il personale necessario. Ma non va meglio a chi cerca falegnami, pasticceri, conduttori di macchinari per il movimento terra, autisti di taxi e conduttori di veicoli, estetisti, muratori, ingegneri industriali e tecnici della vendita e della distribuzione. In questo caso solo un'impresa su due riesce ad inserire il personale che occorre per mandare avanti l'azienda.

I tempi Quanto costa il ritardo nel trovare i profili da assumere? È una spesa enorme quella che le aziende sarde si trovano a dover affrontare a causa della carenza di personale. I dati più recenti parlano di una perdita stimata di 206 milioni di euro. Una cifra altissima. Nel dettaglio, sono le aziende della vecchia provincia di Cagliari a pagare il conto più caro, con oltre 107 milioni di euro di costi che si potrebbero evitare in presenza di figure professionali preparate e pronte all'assunzione; segue la vecchia provincia di Sassari con 70 milioni, poi Nuoro con 18 e Oristano con 10.

Le cause Secondo l'analisi dell'Ufficio Studi di Confartigianato, sono numerosi i fattori che contribuiscono alla netta distanza tra domanda e offerta di lavoro. Tra questi: la crisi demografica che restringe la forza lavoro disponibile; l'elevato numero di giovani inattivi: circa un quarto dei ragazzi tra i 25 e i 34 anni non lavora né studia; il disallineamento tra formazione e competenze richieste dal mercato; la fuga di giovani talenti all'estero, che riduce ulteriormente il bacino di lavoratori qualificati; L’evoluzione delle aspettative dei giovani, sempre più orientati verso il lavoro autonomo, alla ricerca di maggiore indipendenza e tempo libero; i flussi migratori non sufficienti a compensare la carenza di manodopera qualificata.

Le proposte «Di questo passo, ci giochiamo il futuro del Made in Sardegna e del Made in Italy – afferma il presidente di Confartigianato Sardegna Giacomo Meloni –. Bisogna insegnare ai giovani che nell'impresa ci sono opportunità, adeguatamente retribuite, per realizzare il proprio talento, le proprie ambizioni, per costruirsi il futuro. Altro tema è quello delle competenze: ad essere introvabili sono soprattutto le figure con preparazioni specifiche. In tal senso gioca un ruolo cruciale la formazione. Sono indispensabili – conclude Meloni – efficaci politiche attive, a partire da una riforma del sistema di orientamento scolastico e professionale, che rilanci gli istituti professionali e tecnici, investa sulle competenze e punti sull'apprendistato».

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