Stetoscopio e fascia tricolore: la vita in trincea del sindaco-medico
Massimo D’Agostino, primo cittadino di Bonorva, ha indossato di nuovo il camice: «Da venti giorni non rientro a casa a pranzo»
Bonorva «Sono appena entrato in Municipio dopo aver passato la giornata in ambulatorio. E sono venti giorni che non torno a casa a pranzo. Ma per ora tengo botta, e sono sicuro che tra qualche settimana riuscirò ad organizzarmi anche meglio. Certo, non è una vita che auguro a nessuno, e nessuno può pensare che questa possa essere la normalità». Sono le 17 in punto quando il sindaco-medico di Bonorva Massimo D’Agostino risponde al telefono durante una delle sue infinite giornate. Decisamente più complicate quando dal 14 di aprile ha ufficialmente di nuovo indossato il camice per coprire uno dei due posti di medico di base finiti vacanti dopo che due dottori (marito e moglie) sono andati in pensione e prendere in carico 1500 pazienti che erano senza assistenza. «Quando ho saputo – dice – che, come purtroppo temevo, il concorso Asl per trovare almeno un sostituto è andato deserto non me la sono sentita di tirarmi indietro. Potevano aprire un Ascot, un ambulatorio straordinario di comunità territoriale. Ma per fortuna a Bonorva sono ancora abituati ad avere medici di famiglia che li seguono, li visitano, li appoggiano anche nelle pratiche amministrative. Ci sono molti anziani, ottanta allettati. Non abbiamo bisogno di un “distributore di ricette” ma di assistenza reale».
Assistenza che ora il primo cittadino dispensa aprendo l’ambulatorio due mattine e due pomeriggi a settimana: «Ma in un paese come Bonorva non funziona così – spiega –. Sia il sindaco che il medico sono due lavori a tempo pieno. E la gente viene in Comune a chiedermi un consulto o una ricetta, e in ambulatorio a dirmi che c’è la lampadina di un lampione fulminata o una buca nell’asfalto». Un doppio lavoro a tempo pieno: «Che riesco a portare avanti – spiega –perché hanno entrambi a che fare con la vita della mia comunità. E perché sia fare l’amministratore che fare il medico sono due grandi passioni. Mi immergo nelle cose, voglio approfondire, non sento la stanchezza». Una situazione però oggettivamente insostenibile: «Non tanto per il lavoro – dice D’Agostino – che sono sicuro riuscirò a organizzare meglio, magari con l’aiuto di un assistente, ma per tutto il resto, la vita privata, la famiglia. Non si può pensare che quello che stia succedendo sia normale, non sarebbe giusto per me ma soprattutto per la comunità, che ha bisogno di un medico e di un sindaco a tempo pieno». La soluzione però non è all’orizzonte. «Io spero che qualcuno accetti l’incarico. Ma so bene che il problema si ripresenterà nell’arco di un paio d’anni al massimo, quando gli altri due medici rimasti in servizio andranno in pensione e a Bonorva non ci sarà più nessun dottore. Purtroppo è un problema comune a tanti piccoli centri, che qui abbiamo solo rinviato e che bisogna trovare il modo di affrontare e risolvere».