“Sa tundimenta” riunisce la comunità sarda nell’Isola d’Elba
Evento organizzato a Portoferraio dal Circolo “Bruno Cucca”. «Un’occasione per riscoprire i valori della nostra cultura agropastorale»
Portoferraio «“Sa tundimenta” non è solo una manifestazione folcloristica, è soprattutto un’occasione per riscoprire gli antichi valori, usi e costumi della cultura agropastorale sarda. “Sa tundimenta” è un evento che mette al centro la comunità e le sue tradizioni più genuine». Mario Zirone, presidente del Circolo “Bruno Cucca” dell’Isola d’Elba, traccia così il bilancio dell’appuntamento organizzato nei giorni scorsi dall’associazione culturale degli emigrati sardi. Classe 1980, Zirone è di Illorai, da anni vive con la sua famiglia nell’arcipelago toscano.
«Abbiamo sentito il calore della Sardegna» dice con orgoglio, davanti ai partecipanti, soci e non, sardi di varie generazioni e semplici visitatori curiosi di conoscere un pezzo dell’isola nell’isola. «Un grazie particolare va a tutto il gruppo dirigente e a tutti i volontari che hanno reso possibile “Sa tundimenta”» sottolinea ancora Mario Zirone. «Grazie ai pilastri dell’associazione, che hanno collaborato con entusiasmo, ai giovani volenterosi, garantendo un passaggio generazionale armonioso e ricco di significato».
“Sa tundimenta” è stata perciò l’occasione per tosare le pecore (“sa tundimenta” significa letteralmente “la tosatura”), da un lato, ma anche «un momento carico di significato profondo per le comunità pastorali», dall’altro. «Le pecore, una ad una, sono state tosate utilizzando forbici tradizionali di ferro brunito, lunghe circa 35 cm, che ricordano le antiche armi nuragiche – spiega il presidente del Circolo “Bruno Cucca” –. Questo processo, oltre a fornire la preziosa lana, è fondamentale per il benessere degli animali durante la stagione estiva». Con la tosatura vera e propria, è stata anche proposta una dimostrazione dell’arte casearia dei pastori, un viaggio alla scoperta dei segreti della produzione di formaggi sardi come il “Fiore sardo”, il “Pecorino” e il “Casu marzu”. A chiudere l’intensa giornata di lavoro e tradizioni, il pranzo comunitario «che ha deliziato i palati con piatti tipici come la fregola con salsicce e carciofi, il maialino allo spiedo e le salsicce alla brace. Il tutto accompagnato da dolci sardi, vino Cannonau, birra Ichnusa e caffè» chiude Mario Zirone.