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Sassari

Il caso

«Un pelo nel pecorino!», ma è una truffa online ai danni della storica salumeria

di Davide Pinna
«Un pelo nel pecorino!», ma è una truffa online ai danni della storica salumeria

Si tratta di un vecchio trucco, ma i titolari dell’attività nel cuore di Sassari non si sono fatti ingannare

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Sassari “Mangiando il pecorino mi o trovato in bocca Un pelo pubico prima di publicarlo vorrei sapere come successo”. Poche parole, parecchio sgrammaticate, firmate da una certa Lisa Palmieri, nome sicuramente di fantasia. Se le sono ritrovate, nella casella mail, i titolari della Salumeria Mangatia, storica e amatissima attività del centro storico di Sassari. Che però non si sono lasciati intimidire o ingannare dal tentativo di ricatto e hanno smascherato una truffa con precedenti ben radicati in tutta Italia.

Quello che poteva sembrare un plausibile reclamo da parte di un cliente era infatti una storia completamente inventata: quella persona in negozio non c’era mai passata e un simile problema non sarebbe mai potuto capitare: «Siamo assolutamente certi della qualità, igiene e tracciabilità dei nostri prodotti, che vengono regolarmente controllati secondo gli standard più rigorosi» hanno scritto i titolari dell’attività sulla propria pagina social.

La mail conteneva la minaccia di pubblicare recensioni negative nel tentativo di danneggiare la reputazione dell’attività: «Non accettiamo né ci lasciamo intimidire da minacce o tentativi di ricatto. Invitiamo tutti a prestare attenzione a questo tipo di messaggi e a segnalarli alle autorità competenti. Le recensioni false e diffamatorie costituiscono reato e ci riserviamo di procedere per vie legali».

Quello di Lisa Palmieri (o Lisa Sandra Palmieri) è d’altra parte uno pseudonimo ben conosciuto da chi gestisce attività alimentari in Italia. Basta fare un breve giro sul web per scoprire che, nel 2016, un panificio di Cittadella in Veneto aveva segnalato una mail sempre con il trucco del pelo pubico, mentre nel 2020 toccò a un pastificio siciliano: l’accusa, falsa, era quella di aver trovato vermi nella pasta. I casi, negli anni, sono stati tantissimi: sempre con lo stesso nome e da almeno due indirizzi mail. Un’ultima conferma, se necessaria, che si tratta soltanto di una truffa.

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