Infanzia e diritti: in Sardegna pochi bambini, più poveri e meno tutelati
Il dato della povertà è del 32,9%: dieci punti sopra la media nazionale. Situazione allarmante anche per natalità e abbandono scolastico
Cagliari E’ allarme povertà tra i bambini e gli adolescenti sardi: il 32,9% è in una condizione di povertà relativa, dieci punti sopra la media nazionale e in aumento rispetto al precedente rapporto, pari al 22,8%. Non va meglio il dato sul rischio di esclusione sociale, che tocca il 41,1% dei giovani sotto i 18 anni, mentre il 30,5% dei minori vive in case con problemi strutturali e, quasi uno su due, in abitazioni sovraffollate. Sono alcuni dei dati forniti, oggi, nel corso della presentazione del Rapporto su “I diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza in Italia. I dati regione per regione”, con dati del 2023 e del 2024, organizzato in Consiglio regionale, dalla Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Sardegna, Carla Puligheddu, e dalla Presidenza del Consiglio regionale, con la collaborazione della Uisp e del CSI Sardegna.
Maglia nera anche per la natalità: nell’Isola soltanto il 12,7% della popolazione ha meno di 18 anni, contro il 15,1% del dato nazionale, attestandosi come ultima regione d’Italia e con un calo, rispetto al precedente report, dello 0,6%. Un rapporto, dunque, che ha fotografato una situazione allarmante. La natalità è ferma a 4,6 nati ogni mille abitanti, il livello più basso tra tutte le regioni italiane. Il numero medio di figli per donna è solo 0,91, contro 1,2 della media italiana. Anche le famiglie numerose sono pochissime: soltanto il 2,8% ha cinque o più componenti, contro il 4,5% della media italiana. Crescono invece le famiglie monogenitoriali, che raggiungono il 22,5%, superiore del 4,7 punti percentuale della media nazionale, attestando l'Isola come prima regione italiana. Anche sull’abbandono scolastico i dati parlano chiaro: i giovani tra i 18 e i 24 anni che hanno abbandonato la scuola dopo le medie sono il 17,3%, la percentuale più alta d’Italia. Sono carenti anche le competenze scolastiche: il 58% ha livelli inadeguati in matematica. Per quanto riguarda gli edifici scolastici solo il 15% ha certificato di agibilità.
Il rapporto evidenzia, inoltre, che solo il 39% dei Comuni è coperto da servizi educativi per la prima infanzia. Si registrano però alcuni segnali positivi: il 62,8% dei bambini pratica sport, più alto della media nazionale, e il 52,4% legge libri nel tempo libero. Cresce anche il numero di posti nei nidi: 35,2 ogni 100 bambini tra 0 e 2 anni. Un altro dato negativo riguarda la speranza di vita alla nascita che in Sardegna è di 82,5 anni, inferiore alla media nazionale di 0,6 punti percentuale.
Preoccupano i dati sulla sanità pediatrica: sono in calo i medici pediatri e le coperture vaccinali sono sotto la media. L’ambiente è, invece, un punto di forza: soltanto il 12,5% della popolazione è esposto a inquinamento da PM2.5 contro il 76,2 della media nazionale. Il rapporto evidenzia anche un aumento dei minori stranieri non accompagnati, passati da 49 nel 2021 a 205 nel 2024.
«In Sardegna – ha detto il presidente del Consiglio regionale Piero Comandini - abbiamo dei record negativi in tantissimi settori su cui la politica si deve interrogare: la denatalità, l'abbandono scolastico, ma anche la migrazione». E ha aggiunto: «Purtroppo ci muoviamo in una fenomenologia, come quella della denatalità, che non riguarda soltanto la Sardegna, ma è un problema italiano ed europeo».
«Si tratta di un quadro disastroso, che evidenzia le difficoltà che vivono le famiglie, con dati pesantissimi sullo stato di povertà assoluta, ma anche di numeri di minori dichiarati adottabili: 110 in Sardegna su 873 in tutta Italia. L’Isola è, anche, la prima regione per numero di famiglie monogenitoriali», ha affermato la Garante Carla Puligheddu, «e non ci sono politiche adeguate a sostenere le famiglie». E ha aggiunto: «Con rammarico dico che non c’è molta attenzione da parte della politica nei confronti dello stato di salute delle famiglie, dei bambini e degli adolescenti, che spesso vivono in solitudine il loro disagio. E’ necessario – ha proseguito la Garante – una rete di sostegno che intercetti il disagio, oltre a un maggiore ascolto dei minori». Puligheddu ha quindi ricordato che con la Consulta Ga.I.A., fortemente voluta dalla stessa Garante, «finalmente un’Istituzione ascolterà dalla voce dei ragazzi tra i 12 e i 17 anni le loro problematiche e i loro bisogni. La prima riunione ci sarà già il 30 giugno».