La Nuova Sardegna

Commercio

I grandi supermercati in crisi, ma crescono i piccoli negozi di prossimità

di Claudio Zoccheddu
I grandi supermercati in crisi, ma crescono i piccoli negozi di prossimità

I gruppi leader: «Sul futuro non abbiamo dubbi, i market “sotto casa” sono i più redditizi»

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Sassari La linea è condivisa e, secondo i professionisti del settore alimentare, decisamente sostenibile. L’idea di puntare su una distribuzione capillare dei prodotti alimentari mette d’accordo politica e commercio. Perché, il futuro è questo: supermercati più piccoli, più vicini e “spese” sempre più consapevoli e intelligenti, senza alcuno spazio per gli sprechi. Un discorso che vale per i quartieri cittadini ma anche per i piccoli centri. Perché, per dirla con Giangiacomo Ibba, amministratore delegato di Crai Secom e presidente di Fratelli Ibba, “è più semplice e giusto portare le merci nei paesi che le persone negli ipermercati cittadini”.

Ormai la tendenza è chiara: «La famiglie sono meno numerose e l’età media della popolazione è sempre più alta. Sono fattori d’incertezza – spiega Ibba – che producono un aumento degli atti d’acquisto ma un calo dei volumi. Cioè, si compra più spesso ma si fanno meno acquisti. Chi compra prevede i consumi effettivi rispetto alla spesa, riducendo gli sprechi e migliorando il budget». E la spesa, si fa sotto casa: «Oggi si preferiscono i luoghi più raggiungibili. Faccio un esempio – continua Ibba –, negli anni 2000 si prevedeva che la grandi superfici di vendita assorbissero il 30% del mercato. Oggi sono tra il 10 e il 15%». La Regione, però, punta su una distribuzione capillare, anche nei piccoli centri: «Con Crai, in tutta Italia, abbiamo circa 800 negozi in centri con meno di 3mila abitanti. È un sistema che funziona anche se una distribuzione più capillare ha un costo maggiore ma d’altro canto si riducono i costi d’affitto e l’ipercompetitività impone ai distributori di impegnarsi in una forte concorrenza sui prezzi. Chiaramente resta una sfida ottimizzare il processo produttivo per garantire la sostenibilità economica dei piccoli punti vendita ma lo spopolamento dei paesi comporta un enorme danno sociale da evitare. Una soluzione possibile – conclude Ibba – sarebbe aggregare i servizi che ormai sono scomparsi, ad esempio unendo una parafarmacia o altre attività al minimarket».

D’altra parte, il sistema inverso non funziona più: «Non solo in Sardegna ma in tutta Italia è evidente la forte contrazione dei ricavi sulle grandi superfici di vendita. Allo steso modo – spiega Fabrizio Piras, amministratore delegato di Filangera Spazio Conad - e i formati di prossimità si stanno ricavando uno spazio importante nella distribuzione alimentare. Lo dimostra anche la scelta di Conad Nord Ovest di ridimensionare le grandi superfici di vendita come lo Spazio Conad dell’ex Auchan che da 7mila metri quadri è passato a 3400. Ormai le grandi superfici sono ritenute meno convenienti».

I “piccoli” market che nell’universo Conad si chiamano “superstore” non solo sono sostenibili ma sono anche il traino ideale per il gruppo: «Lo dimostrano i risultati di Conad Nord Ovest. A Sassari abbiamo 7 superstore, a breve 8 per l’apertura di via Baldedda, e i nostri punti vendita in città stanno ottenendo grandissimi risultati, soprattutto i più piccoli come quello di via Amendola e di via Cavour a Li Punti». Conta, ovviamente, tutto il discorso legato alla demografia: «Le persone anziane hanno bisogno di servizi vicini, sia all’interno della città sia nel territorio – continua Piras –, perché anche i nostri punti vendita nei paesi vanno bene. È vero che noi possiamo contare su una distribuzione capillare che ci aiuta e ci garantisce la competitività anche nel territorio dove le piccole realtà offrono un ottimo servizio». La strada, dunque, è segnata: piccolo è bello e ormai tutti puntano ad un rapido ritorno al passato». 

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