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Dermatite bovina, adesione di massa alla vaccinazione: «Abbiamo evitato il peggio»

Dermatite bovina, adesione di massa alla vaccinazione: «Abbiamo evitato il peggio»

Parla Francesco Sgarangella, direttore del dipartimento di prevenzione veterinaria del Nord Sardegna

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Sassari La lotta contro la dermatite nodulare bovina in Sardegna entra in una fase cruciale. La campagna di vaccinazione avviata nelle scorse settimane sta dando risultati incoraggianti, con un’adesione massiccia da parte degli allevatori e un coordinamento che coinvolge servizi veterinari, liberi professionisti, associazioni di categoria e amministrazioni locali. L’obiettivo è ambizioso: raggiungere in tempi rapidi percentuali di copertura tali da preservare il patrimonio zootecnico isolano e consentire, in prospettiva, la ripresa delle movimentazioni e dell’export, vitali per l’economia agricola della regione.

«È un momento importante, stiamo sensibilizzando gli allevatori che stanno aderendo in massa», sottolinea Francesco Sgarangella, direttore del dipartimento di prevenzione veterinaria del Nord Sardegna. «Le condizioni sono buone, abbiamo fissato con la Regione la scadenza del 31 agosto per vaccinare il maggior numero possibile di animali, vista l’urgenza di preservare i capi e l’imminente scadenza dei vaccini, che però non è un problema».

La dermatite nodulare bovina è una malattia virale considerata ad alto rischio. La strategia per contenere la diffusione si fonda su tre pilastri, spiega Sgarangella: il controllo degli insetti vettori, l’eliminazione dei focolai e la vaccinazione. «Abbiamo raccomandato agli allevatori di bonificare le aree e utilizzare prodotti per ridurre la presenza di insetti. In parallelo, purtroppo, quando si verificano focolai è necessario intervenire con abbattimenti per eliminare le fonti di contagio. Infine, c’è la vaccinazione: per fortuna disponiamo di un vaccino efficace, già ampiamente sperimentati in altri paesi, che riduce i sintomi negli animali malati e ne allevia le sofferenze».

Le prime settimane non sono state semplici, con una diffidenza iniziale tra gli allevatori. Ma la capillare attività di informazioni della Asl e le assemblee nei territori hanno ribaltato la situazione. «Dopo i primi momenti di esitazione – racconta Sgarangella – gli allevatori si sono fidati, ad oggi siamo pienamente soddisfatti della massiccia adesione». Sul campo la campagna non è priva di difficoltà. La struttura produttiva sarda è caratterizzata da migliaia di piccole aziende, spesso con allevamenti bradi, che richiedono tempi e risorse per raggiunge la totalità dei capi. «Abbiamo costruito un gruppo di lavoro e, grazie anche alla collaborazione con l’Ordine dei veterinari e dei liberi professionisti. Stiamo procedendo con una vaccinazione a tappeto».

I dati Ad oggi nell’isola i capi vaccinati si attestano al più del 50%. Nel territorio sassarese, dove il patrimonio zootecnico ammonta a circa 50mila capi, in quasi duemila aziende, oltre 3000 animali e più di 1100 aziende hanno completato il ciclo. Nell’ottica della ripresa delle movimentazioni la soglia di vaccinazione da raggiungere si attesta al 75% dei capi e il 95% delle aziende. Dal 14 agosto ad oggi, i focolai registrati sono solo due, mentre dall’inizio del mese sono sette, di cui due immediatamente estinti. Un dato sensibilmente più basso rispetto a quello del mese di luglio, quando i focolai confermati furono 36. Un successo importante della campagna vaccinale. Invariate anche le zone di protezione e sorveglianza: la malattia appare sotto controllo e circoscritta alle aree in cui si era già manifestata. Gli unici due focolai che ancora preoccupano sono quelli di Padru e Cuglieri. «Possiamo affermare che il peggio è passato – conclude Sgarangella –. Bisogna sottolineare l’impegno degli allevatori e dei nostri veterinari. Siamo a fianco degli operatori per aiutarli a uscire da questa emergenza e salvaguardare un settore che è parte fondamentale dell’identità e dell’economia della Sardegna». (francesco zizi)

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