Assalto di yacht nel mare protetto di La Maddalena: dal 2026 stop ancoraggi nelle aree fragili
La presidente del Parco Rosanna Giudice: «Carico antropico incontrollato. Dobbiamo proteggere il nostro paradiso»
La Maddalena C’è un confine sottile, liquido, che separa la bellezza dalla resa. Un limite che ogni estate si finge di non vedere. L’arcipelago di La Maddalena ha superato quella linea da tempo. Oggi più che di turismo si parla di overdose. Di auto, yacht, barche, gommoni. Si stima che ogni giorno a luglio e agosto, scivolino sulle onde del paradiso maddalenino tra 2 e 3000 imbarcazioni. Alcune cale nell’isola madre come nelle isole sorelle si fanno parcheggi. Rumorosi e luminosi come discoteche. La posidonia, foresta silenziosa che fa respirare il Mediterraneo, viene calpestata dagli ancoraggi selvaggi come fosse erbaccia. L’estate 2025 segna il record di unità nautiche stipate tra La Maddalena, Spargi, Budelli, Santa Maria, Caprera. In condizione di “ancoraggio libero”. In acqua solo le boe per le barche da traffico. In molti lo chiamano assalto ma è qualcosa di più lento e sistematico. È usura della bellezza, svendita di un patrimonio naturalistico unico.
A sostenerlo non è qualche detrattore dell’isola parco. Molti residenti, altrettanti imprenditori del mare, hanno preso coscienza che l’eden si sta trasformando in inferno. Tra chi non teme di ammettere che serve un cambio di rotta c’è la presidente del Parco, la maddalenina Rosanna Giudice. L’ex sindaca non perde tempo nel cercare termini che anestetizzino la realtà. «C’è un carico antropico incontrollabile che sta creando problemi ambientali, di sicurezza a mare, di inquinamento acustico – commenta –. Per non parlare del danno economico che il forte abusivismo, di chi entra nel nostro mare e non paga, crea non al Parco ma a tutta l’isola. A fronte di un numero enorme di imbarcazioni che ogni giorno si godono la bellezza del nostro mare e delle nostre spiagge, incasseremo poco più di 900mila euro. Briciole».
Giudice ha preso il timone del Parco il 7 agosto, dopo un breve periodo da commissario nel 2024. «La situazione così non è più accettabile. Serve intervenire e in tempi rapidi. Mi auguro che il consiglio direttivo che mi dovrà affiancare in questi cinque anni venga nominato subito. Ci sono scelte importanti da assumere». Nessun atteggiamento anti-vacanzieri, ci mancherebbe. «Solo rispetto delle regole – sottolinea Giudice –. Siamo onorati di avere tanti ospiti che ci scelgono ma è anche vero che gli specchi di acqua a massima protezione sono in sofferenza. È meglio contingentare ora gli ingressi, nessuno vuole chiudere in futuro. Il concetto è semplice. Se a teatro ci stanno 1000 persone, la 1001esima non può entrare. Certo non possiamo fare nulla per questa stagione 2025, ma per il 2026 si deve pianificare ora. In che modo? La mia idea, che spero sia sostenuta dal consiglio direttivo, è intervenire negli specchi di mare più in sofferenza. Cala Coticcio, Cala Corsara, Porto Palma, Porto Madonna. Con l’approvazione di qualche giorno fa del bilancio possiamo acquistare le boe. Ne sistemeremo un numero sostenibile, per l’ambiente e la sicurezza. Oggi andare a Porto Madonna significa avere barche a pochissimi metri. Difficile fare manovra, rischioso nuotare senza essere tranciati da un’elica. Una parte delle boe del Parco sarà assegnata agli indigeni, come prevede la legge. Le altre saranno a pagamento, per gli esterni. Oltre quel numero, le imbarcazioni non potranno sostare. A meno che non ci siano fondali sabbiosi in cui buttare l’ancora senza distruggere la posidonia che vediamo galleggiare a parrucche, sradicata senza pietà».
Inevitabile un giro di vite. «Per troppo tempo si è consentito di usare il nostro arcipelago senza rispetto – conclude la presidente –. Non capisco perché queste scelte possano essere fatte tra gli applausi dai comuni e se le fa un Parco, che ha come funzione ministeriale tutelare l’ambiente, vengano osteggiate. Molti sindaci rivieraschi ho visto che hanno messo in sicurezza le dune, limitato gli accessi alle loro spiagge più belle, con ticket a pagamento. Giusto. Certo serviranno più controlli e persone per verificare che le regole siano rispettate. Guardia costiera, Forestali, barracelli fanno un lavoro straordinario con le poche risorse umane. E si deve lavorare anche su un sistema di guardie del Parco. E Stato e Regione devono potenziare il personale in campo».