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Welfare

Pensioni statali, stretta dell’Inps: assegni più bassi per chi lascia prima

Pensioni statali, stretta dell’Inps: assegni più bassi per chi lascia prima

Ecco come cambia l’assegno per i dipendenti pubblici che scelgono la pensione anticipata

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Nuova stretta sulle pensioni anticipate dei dipendenti pubblici. L’Inps, con il messaggio del 25 agosto, ha chiarito che dal 2025 non sarà più possibile beneficiare della deroga che consentiva calcoli più favorevoli per chi lasciava il lavoro a 65 o 66 anni, prima della soglia dei 67 anni prevista per la pensione di vecchiaia.

Il provvedimento riguarda gli iscritti alle casse Cpdel, Cps, Cpi e Cpug (enti locali, sanità, insegnanti, ufficiali giudiziari e categorie collegate) che hanno maturato meno di 15 anni di contributi al 31 dicembre 1995. Per questi lavoratori la quota retributiva della pensione viene ora calcolata con l’aliquota di rendimento al 2,5% per ogni anno di anzianità, come stabilito dalla legge di Bilancio 2024. Una modifica che comporta assegni più bassi rispetto al passato.

Le aliquote di rendimento sono i coefficienti che determinano la percentuale di retribuzione pensionabile maturata per ogni anno di servizio nel sistema misto (retributivo + contributivo). L’Inps ha precisato che, dopo l’innalzamento a 67 anni del limite ordinamentale per il collocamento a riposo d’ufficio, la deroga non può più essere applicata in caso di pensionamento anticipato. Resta invece la possibilità di deroga per chi viene trattenuto in servizio oltre i 67 anni fino al compimento dei 70: se decide di dimettersi prima di questa scadenza, il calcolo può ancora avvalersi delle vecchie regole. L’Inps ha inoltre ricordato che anche le pensioni liquidate dopo l’uscita anticipata con l’Ape sociale dovranno essere calcolate con le nuove aliquote fissate dalla legge di Bilancio 2024.

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