La Nuova Sardegna

I casi del 2025

Mameli, Contena e Pusceddu: tre omicidi che restano irrisolti

Mameli, Contena e Pusceddu: tre omicidi che restano irrisolti

Indagini ancora aperte per i delitti di Bari Sardo, Orune e Buddusò

2 MINUTI DI LETTURA





Sassari Delitti senza un colpevole, famiglie che chiedono giustizia. Tre storie simili, nelle quali gli assassini sembravano avere le ore contate. Invece a distanza di mesi, sono ancora nascosti nell’ombra. Nel lungo elenco di omicidi insoluti nell’isola, ci sono i tre accaduti nel 2025. Il primo è quello di Marco Mameli, 22 anni, di Ilbono, ucciso il 1 marzo a Bari Sardo in quella che doveva essere una serata di festa. Carnevale, tanta gente, divertimento soprattutto per i più giovani arrivati da tanti centri dell’Ogliastra. Marco è stato ucciso con una coltellata, un altro ragazzo in quei momenti è rimasto ferito. La madre di Marco lancia l’ennesimo appello, «voglio sapere chi è stato», prova a scalfire il muro di omertà, aspetta che chi sa che cosa è accaduto quella sera, si faccia avanti.

Quattro mesi dopo, a Orune, a morire per mano di un killer è stato Luigi Contena, 32 anni. La mattina del 4 luglio l’assassino lo aspettava nascosto vicino al cancello d’ingresso dell’azienda del suocero di Contena. Era bene informato: sapeva che in quei giorni il 32enne lo stava sostituendo e che quella mattina presto sarebbe stato lì. Forse sapeva anche che Luigi Contena girava armato, perché aveva paura. Il padre, Pietro, neanche due mesi prima era stato arrestato per un altro delitto commesso a Orune, quello di Luca Goddi. E da allora Luigi Contena era diventato guardingo, temeva per la sua vita. Ma le precauzioni nono sono bastate. Il giovane non ha avuto scampo di fronte a un killer che ha sparato più volte: cinque fucilate,di cui tre alla testa. È stato subito chiaro che dietro la morte di Luigi Contena c’è un regolamento di conti, probabilmente legato ad antichi dissidi tra due gruppi familiari. Ad aspettare giustizia, anche in questo caso, c’è una famiglia, un padre, una madre, un fratello, una compagna con cui la vittima immaginava un futuro.

E non ha un nome neanche l’uomo che il 7 agosto è entrato con il volto scoperto all’interno della sede del 118 a Buddusò. Cercava Marco Pusceddu, soccorritore di 51 anni, di Portoscuso. E lo ha trovato. Gli ha sparato, uccidendolo davanti ai colleghi atterriti. È trascorso quasi un mese da quel giorno e il killer sembra essere svanito nel nulla. 

Primo piano
L’incidente

Anziana travolta da un’auto sulle strisce pedonali: è grave – VIDEO

Le nostre iniziative