Legge sul fine vita, l’esperto di bioetica: «Non è mai accettabile aiutare un malato a morire»
Giuseppe Castello: «Non possono essere le Regioni a legiferare su materia da codice penale»
Cagliari «Non c’è stato da parte della Corte Costituzionale un esplicito via libera all’eutanasia. L’articolo 580 del codice penale, che qualifica come reato l’istigazione o l’aiuto al suicidio è ancora valido. Solo il Parlamento può intervenire sul tema». Giuseppe Castello, medico ed esperto di bioetica, da più di venti anni si occupa di questo tema. Non crede che esista un approccio religioso e uno laico a questo argomento, anche se concorda con le posizioni del magistero della Chiesa.
Perché la legge del Consiglio regionale non la convince?
«Non possono essere le Regioni a legiferare su materia da codice penale. E perché la Corte ha decretato la possibile depenalizzazione a casi circoscritti».
In questi anni, il tema del suicidio medicalmente assistito è stato trattato in profondità. Perché non si riesce a trovare una sintesi tra le diverse posizioni?
«Intanto, per fortuna, parliamo di un problema che in Italia e in Sardegna riguarda veramente casi drammatici ma eccezionali. Lo stesso che è accaduto sulle Dat, le disposizioni anticipate di trattamento, introdotte nel 2017. A fronte di un imponente dibattito mediatico, pochissime sono state registrate in Sardegna, in Italia un cittadino su 3000. Molto più urgente è dare risposte a chi attende un ricovero, una TAC, un intervento, una visita e se lo vede fissare dopo mesi o anni».
Paolo VI nel 1970 scrisse. “Il dovere del medico consiste piuttosto nell’adoperarsi a calmare le sofferenze, invece di prolungare più a lungo possibile, e con qualunque mezzo e a qualunque condizione, una vita che non è più pienamente umana e che va verso la conclusione”. Rifiutare cure e accanimento è moralmente accettabile?
«Rifiutare le cure sproporzionate o straordinarie, futili, non è contro la vita. Io posso dire, “non faccio questi ennesimi cicli di chemio perché sono pesanti e mi fanno stare male o potrebbero farmi vivere malissimo gli ultimi giorni della mia vita, so che comunque potrei guadagnare solo poche settimane”; altro è chiedere di morire e farsi aiutare per questo. Il suicidio è sempre tragico. Dobbiamo contrastarlo, non assecondarlo: la successiva deriva non avrebbe più limiti».
Quale dovrebbe essere invece lo spazio per il legislatore regionale?
«So che non è facile ma mi piacerebbe avere una legge regionale che rimborsasse o anticipasse le spese per le cure palliative a chi vive in un distretto dove non sono offerte. Diversi territori dell’Isola sono indietro su questo tema. Oggi il fine vita spesso è solo a carico delle famiglie. Vanno aiutate. Vanno potenziati gli Hospice. Esistono soluzioni mediche come la sedazione profonda che devono essere conosciute e se serve praticate con serenità. La differenza è tutta qui. Una cosa è far si che io non soffra, altra che muoia volutamente». (g. cen)