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Il rapporto Ixè sullo stato di salute della Sardegna: servono coraggio e idee per far ripartire l’isola

di Giuseppe Centore
Il rapporto Ixè sullo stato di salute della Sardegna: servono coraggio e idee per far ripartire l’isola

Giacomo Spissu, presidente Fondazione Sardegna: «Sanità e demografia, sfide da affrontare insieme»

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Pronti a cedere un pezzo di sovranità, ma a condizione che l’Unione Europea si sappia reinventare. Nel confronto tra il deputato e segretario regionale Pd Silvio Lai e il capogruppo in Consiglio regionale di Fratelli d’Italia Paolo Truzzu, i punti che hanno unito sono stati di gran lunga superiori a quelli divisivi.

«L’Ocse chiede alla Sardegna azioni coraggiose per superare i nostri ostacoli strutturali. Dobbiamo recuperare i deficit di conoscenza, una nuova governance europea può servire a superare gli ostacoli, ma ci serve coraggio, per le decisioni da assumere. Se poi pensiamo che il nostro futuro sia il turismo, allora parliamo d’altro». Da Truzzu una immagine di Sardegna non ferma, «ma che si confronta con altre regioni che camminano o corrono. Non credo che la Sardegna sia ferma, ma per riuscire a correre dobbiamo avere una idea di quello che succederà tra 30 anni. La prima difficoltà è che il sistema Sardegna, non è attrattivo. I nostri ragazzi vanno a studiare fuori, ma pochi fanno il contrario. Quanti sono quelli che vengono da noi, se non in ferie? C’è un elemento nel quale oggi siamo una eccellenza a livello nazionale? Scegliamolo e lavoriamo su quello». «Dobbiamo diventare un polo attrattivo dove istruzione, formazione, sviluppo tecnologico, si sostengono a vicenda. È l’unica soluzione», ha ribattuto Lai. «L’Europa che regola la lunghezza della zucchina da coltivare non la vuole nessuno. L’Europa che ci chiedono è un sistema che va oltre la singola unione monetaria».

«La realtà è che siamo una colonia dove la difesa europea è in mano agli Usa e quella italiana è in mano a Istraele», ha chiosato Truzzu. Ma la cittadinanza europea esiste o viene avvertita? «Non esiste e non viene avvertita – ricorda Felice Adinolfi – non si è fatto nulla per costruire l’Europa dei popoli e non delle nazioni. Il processo di integrazione europea è a un passo dal fallimento, difficile da contrastare, ma adesso è il tempo delle decisioni, della democrazia e della partecipazione».

Democrazia e partecipazione sono gli elementi citati dal presidente della Fondazione di Sardegna Giacomo Spissu che insieme al presidente di Ixè Roberto Weber, ha presentato il 5° rapporto Ixè sul confronto tra realtà e percepito tra i sardi. «La scarsa partecipazione e lo scarso interesse dei sardi per la politica è alto, tranne che per i comuni che vengono sentiti come più vicini alla gente. Il rapporto redatto con Ixé aiuta non a trovare risposte politiche ma a fornire strumenti comuni per leggere i fatti. Noi spesso viaggiamo sulla base di luoghi comuni e affermazioni semplificate. Dobbiamo andare oltre l’impressione e capire, il rapporto prova a scavare a fondo e a fornire chiavi di lettura, su cosa sentono i sardi. Faccio un esempio sulla sanità. Sulle pagine della Nuova Sardegna sono stati trattati diversi aspetti del rapporto. Il primo ha riguardato la sanità. Se il 70 per cento dei sardi dice che la questione sanitaria è la più preoccupante, bisogna prestare la massima attenzione al tema. I sardi vedono che un presidio fondamentale sul territorio sta cedendo: manca la certezza delle cure, la gente non si sente più sicura e una parte sempre crescente vi rinuncia. Questi dati – ha continuato Spissu – servono per provare ad affrontare in uno spirito unitario e libero dalle scadenze elettorali questioni che hanno bisogno di un respiro lungo. Affrontare la denatalità e l’invecchiamento progressivo della popolazione non può essere tema di parte. Anche il solo fatto che i cosiddetti corpi intermedi, splendidamente rappresentati per diffusione e qualità qui da Coldiretti si riuniscano e discutano di questi temi è di per sé un elemento da valorizzare. La discussione tra chi ha idee diverse è sempre feconda. Faccio un esempio sul tema delle rinnovabili: il futuro passa per queste forme di produzione di energia. Vogliamo continuare e bruciare carbone mentre il mondo, l’esempio migliore è la Cina, guarda avanti»?

Da Weber, un ardito parallelo tra la sua città, Trieste e la Sardegna. «Luoghi splendidi, ma che stordiscono e che creano miti fuori dalla realtà. Il lavoro che la Fondazione ci ha chiesto è un esempio unico in tutta Italia. Il confronto e lo scambio di opinioni è il cuore della cultura liberale e democratica. Non si tratta di proporre agli altri soluzioni finali, ma di ascoltare e accettare le idee altrui. Abbassare il livello dello scontro nel confronto tra partiti, associazioni e società civile è il cuore della democrazia. Non perché sono a casa vostra, ma la forza di Coldiretti sta proprio nel fatto che è inclusiva, non cerca lo scontro ma il dialogo e il confronto virtuoso».

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