Le donne del narcotraffico: custodi dei segreti, una vita nel terrore – Le intercettazioni
Il ruolo fondamentale delle compagne. E poi gli autisti: molti erano convinti di trasportare formaggi e torrone, invece nei tir c’era la droga
Sassari Le donne del narcotraffico non restano sullo sfondo. Sono le custodi dei segreti, le mani che tengono accesi i telefoni criptati, le voci che cercano di levigare le tensioni. Sono compagne e collaboratrici capaci di mantenere la calma anche nelle situazioni più difficili, per esempio quando una consegna di droga non va a buon fine e gli animi si scaldano.
Nell’ordinanza della Dda sull’operazione Termine che ha sgominato le bande che gestivano il narcotraffico nell’isola, il ruolo delle donne emerge in maniera chiarissima: sono fedeli, costi quel che costi, e pronte a correre il rischio: «Indispensabili per gestire e fare in modo che il sistema funzioni», scrivono gli investigatori. Un sistema che non poteva reggersi senza altre figure cruciali: quelle degli autisti dei tir. Molti di loro erano narcotrafficanti a loro insaputa: i boss li avevano reclutati per trasportare formaggio e torrone. La droga finiva nei doppi fondi dei camion.
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