La Nuova Sardegna

Criminalità

Scacco al narcotraffico, ecco come agivano le due bande - Tutti i dettagli

di Luciano Onnis
Scacco al narcotraffico, ecco come agivano le due bande - Tutti i dettagli

L’indagine iniziata tre anni fa ha portato a 71 provvedimenti restrittivi, 88 chili di cocaina recuperati

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Cagliari La Sardegna inondata da fiumi di cocaina ed eroina che hanno reso negli anni l’isola una rampa di lancio del narcotraffico internazionale. La Direzione distrettuale antimafia della Procura di Cagliari e il comando provinciale dei carabinieri con la Compagnia di Carbonia hanno stretto il giro su una indagine iniziata tre anni fa e che ha portato ora a un epilogo – ancora in evoluzione – con numeri impressionanti: ci sono 71 provvedimenti restrittivi emessi dalla Dda cagliaritana, 88 chili di cocaina recuperati nel tempo a cui vanno ad aggiungersi altri 35 trovati nella operazione conclusiva non per niente denominata “Termine”. E poi armi pesanti da guerra tipo pistole mitragliatrici, Kalashnikov, un lancia granate PanzerFaust, una granata Rpg e 370.900 euro in contanti.

I provvedimenti

Il gip Luca Melis ha disposto la custodia cautelare in carcere per 50 indagati, i domiciliari per 9, l’obbligo di dimora per 2 e il divieto di dimora per 1. Fra gli indagati compaiono anche diversi cittadini di origine albanese. Sono tutti ritenuti responsabili della ipotesi di reato di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, detenzione e cessione di droga in concorso, porto e detenzione abusiva di armi da sparo di varia tipologia.

Le bande

L’organizzazione era strutturata con due cellule autonome ma parallele e coordinate, ciascuna con compiti precisi e ruoli ben definiti: una si occupava del reperimento e della commercializzazione di cocaina ed eroina, l’altra effettuava il trasporto via terra con Tir abilmente contraffatti all’interno per poter nascondere le partite di droga. Le menti delle due organizzazioni sono state identificate in Gian Paolo Locci, di Bari Sardo, l’albanese Soni Muca residente a Pisa, e Leonard Murati alias Sinani, considerati gli importatori di grossi quantitativi di stupefacente dalla Penisola e dall’Albania. La droga viaggiava su autoarticolati condotti da autisti che si prestavano al trasporto, salvo poi dichiararsi ignari della droga quando venivano scoperti. Uno dei principali aiutanti di Locci era Beniamino Marongiu, di Arzana, ucciso il 9 luglio del 2024. Di quel delitto era stato accusato Sandro Arzu, che pochi giorni dopo l’arresto si era tolto la vita in carcere.

La rete

Da quanto ricostruito dagli investigatori della Compagnia carabinieri di Carbonia, diretti dal maggiore Santurri, coordinati dal pm Tronci, nell’organizzazione ci sarebbero stati tre livelli operativi di vertice e una rete di referenti locali. Il comando strategico aveva base fra Bari Sardo e la Penisola e si occupava degli approvvigionamenti e dei pagamenti ai fornitori; poi c’era la logistica interna, coordinata nel Sulcis Iglesiente e Cagliaritano da Rossano Agnese ed Efisio Spano, che garantiva trasporti, logistica e comunicazioni criptate. Infine, le cellule sparse nel territorio, addette allo smercio al dettaglio in tutta l’isola. Nel Sulcis-Iglesiente, da dove è iniziata l’attività di indagine, agivano figure come Roberto Sibiriu, Gianluca Balloco, Carmelo Murgia, Palmiro Caschili, Emanuele Lai e Niazio Uccheddu, ritenuti venditori e custodi della droga. Nel Cagliaritano, invece, la gestione del denaro e dei contatti fra fornitori e parte acquirente, era curata da Rossano Agnese, Efisio Spano, Alessandro Mariani, Bernardino Ferru, Basilio Lecis, Cristina Ruggeri e altri camionisti. Nella zona di Olbia operava Lucio Baltolu, ritenuto un addetto alla custodia e alla vendita in Gallura di cocaina ed eroina. Infine, nel Nuorese e nel Sassarese operavano Daniele Manca, Maria Assunta Casiddu e diversi referenti locali comprimari.

“Termine”

L’operazione ha impiegato 400 carabinieri del comando provinciale, della compagnia di Carbonia, Cacciatori di Sardegna, Gruppo elicotteri, unità cinofile e altri reparti territoriali isolani, interessando, oltre la Sardegna, anche la Toscana, il Veneto, le Marche. Ad illustrare i dettagli sono stati il procuratore capo Rodolfo Maria Sabelli, il sostituto procuratore della Dda Danilo Tronci, i comandanti provinciale dei carabinieri Luigi Grasso, del reparto operativo Daniele Credidio e della compagnia di Carbonia Enrico Santurri. È proprio da Carbonia che erano partite le indagini su un vasto giro di droga nel Sulcis-Iglesiente nel gennaio 2022 e poi allargatosi fino ad assumere rilievo regionale, nazionale e internazionale. Come precisato dal procuratore Sabelli, «la Sardegna non è solo interessata al fenomeno del narcotraffico, ma la gravità è che è coinvolta negli effetti che esso produce a livello sociale, come la presenza illecita di armi pesanti e gravi fatti di violenza, fino all’omicidio, come quello di Beniamino Marongiu ad Arzana». Stesso concetto espresso dal generale Luigi Grasso, che ha avuto parole di elogio per «il grande impegno e la professionalità dimostrata dai carabinieri anche in questo contesto». Preoccupazione ma anche soddisfazione per il risultato ottenuto sono state ribadite dal colonnello Credidio, che ha posto l’accento sull’aver tolto dalle mani di bande criminali nell’operazione Temine «tante armi micidiali, anche da guerra, che potrebbero essere ricollegate alle rapine ai portavalori».

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