La Nuova Sardegna

Inps

Dal 2027 aumenta l’età pensionabile: i possibili esclusi

Dal 2027 aumenta l’età pensionabile: i possibili esclusi

Sarebbero oltre 170mila i lavoratori che non rientrerebbero nella deroga

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Dal 2027 l’età per la pensione di vecchiaia salirà a 67 anni e 3 mesi. È l’effetto del meccanismo automatico che lega l’uscita dal lavoro all’aumento dell’aspettativa di vita calcolata dall’Istat. Una misura prevista dalla legge ma che, nei fatti, riapre un fronte politico e sociale che il governo sta cercando di gestire con cautela.

Secondo le stime della Ragioneria di Stato, l’adeguamento comporterà un risparmio di circa 3 miliardi di euro a regime. Tuttavia, l’esecutivo valuta di introdurre una “sterilizzazione selettiva”, ossia una deroga parziale per alcune categorie di lavoratori, così da evitare un impatto troppo rigido su chi si trova a fine carriera.

L’idea di una deroga per chi ha già 64 anni

Tra le ipotesi allo studio, c’è quella di limitare lo scatto di tre mesi solo a chi, nel 2027, non avrà ancora compiuto 64 anni. In pratica, i lavoratori che avranno già raggiunto quella soglia d’età non subirebbero l’aumento, mentre gli altri sì, anche se in possesso di tutti i requisiti contributivi.

L’esempio più citato è quello del lavoratore con 62 anni e oltre 42 anni di contributi: pur avendo maturato il diritto alla pensione anticipata, dovrebbe comunque attendere lo scatto dei tre mesi. Una misura che ridurrebbe i costi per lo Stato a circa 1,5 miliardi nel primo anno, arrivando a 2 miliardi a regime, la metà rispetto a un blocco totale dell’aumento.

Chi resterebbe escluso

In base ai dati Inps, sarebbero oltre 170mila i lavoratori che non rientrerebbero nella deroga e che, di conseguenza, dovrebbero prolungare l’attività per ulteriori tre mesi.

Nel 2024 le pensioni anticipate liquidate sono state circa 215mila, di cui 195mila a persone con meno di 65 anni. Solo il 17% dei beneficiari aveva superato i 64 anni: un segnale chiaro del fatto che la deroga, se limitata a questa fascia, avrebbe un raggio d’azione piuttosto ristretto.

Le opzioni sul tavolo

Il governo valuta diverse strade per ammorbidire l’impatto dell’aumento. Una delle soluzioni tecniche è lo scaglionamento progressivo: introdurre l’adeguamento in più fasi, un mese nel 2026, due nel 2027 e tre nel 2028, così da distribuire il peso nel tempo.

Un’altra possibilità è quella di riservare la deroga solo a lavoratori precoci o impegnati in mansioni gravose, seguendo il modello già applicato per l’Ape sociale. Al vaglio anche un sistema di “salvaguardia” per chi compie 64 anni proprio nel trimestre in cui scatta l’aumento.

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