La Nuova Sardegna

L’inchiesta

Omicidio Cinzia Pinna, il giardiniere indagato smentisce Ragnedda: «In quei giorni non ero a Palau» – Che cosa ha detto ai magistrati

di Tiziana Simula
Omicidio Cinzia Pinna, il giardiniere indagato smentisce Ragnedda: «In quei giorni non ero a Palau» – Che cosa ha detto ai magistrati

L’interrogatorio di Luca Franciosi, 26 anni: «Sono stato a Conca Entosa dopo il delitto, ma ero ignaro dell’accaduto»

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Palau «Non so perché sono stato tirato in ballo in questa vicenda, in quei giorni io non ero a Palau, stavo lavorando altrove. A Conca Entosa ci sono andato il 13 settembre insieme ad altri ragazzi, su invito di Ragnedda». Luca Franciosi è arrivato in Procura a Tempio poco prima delle 15 del 16 ottobre. Con la testa coperta dal cappuccio della felpa, ha raggiunto velocemente l’ingresso, accompagnato dagli avvocati Maurizio e Nicoletta Mani che lo assistono da quando è stato indagato dai magistrati galluresi, prima con l’accusa di occultamento di cadavere, poi, con quella di favoreggiamento.

È stato chiamato in causa da Emanuele Ragnedda, l’imprenditore reo confesso dell’omicidio di Cinzia Pinna, uccisa nella notte tra l’11 e il 12 settembre, con tre colpi di pistola al viso nella tenuta di Conca Entosa, nelle campagne di Palau. Per gli inquirenti, il giardiniere 26enne di Milano, che vive ad Arzachena, avrebbe aiutato l’omicida nelle ore successive al delitto a pulire lo stazzo dal sangue e a far sparire alcuni effetti personali della vittima, mai ritrovati dagli investigatori, tra cui il cellulare. Ma Franciosi si è sempre dichiarato estraneo alle accuse e ha chiesto lui stesso di essere interrogato per chiarire la sua posizione.

Per oltre un’ora e mezza ha risposto alle domande del procuratore Gregorio Capasso e della sostituta Noemi Mancini, che stanno coordinando le indagini. «Il nostro assistito ha spiegato tutti gli spostamenti fatti in quei giorni, facilmente dimostrabili perché erano per lavoro, e si è detto incredulo per essere stato coinvolto nei fatti». Conosce Ragnedda e a Conca Entosa ci è andato insieme ad altri ragazzi, sia nei giorni precedenti l’omicidio, che il 13 settembre, ovvero il giorno dopo «ma – spiega l’avvocato Mani – ha detto di non aver notato niente di particolare nello stazzo». E di non sapere nulla neanche della scomparsa della ragazza. «Ero ignaro di tutto», ha detto al procuratore.

«Siamo soddisfatti dell’interrogatorio, perché ha potuto spiegare ogni cosa – ha rimarcato l’avvocato Mani –. Il nostro assistito si è ritrovato in una situazione kafkiana, prima accusato di occultamento di cadavere, poi, di favoreggiamento. Ma non sappiamo neppure in cosa consista il favoreggiamento che gli viene contestato». Inizialmente Emanuele Ragnedda – che ha dato agli investigatori diverse versioni prima di confessare l’omicidio – aveva detto di aver trascorso la notte con Cinzia Pinna e di averla trovata morta al suo risveglio, e che Franciosi aveva caricato in macchina il cadavere e lo aveva gettato in mare. Poi, il 24 settembre aveva confessato di essere stato lui ad averla uccisa e di aver fatto tutto da solo. Alla luce di quanto sta emergendo dalle indagini e dell’interrogatorio, la posizione di Franciosi potrebbe cambiare. Al momento resta, comunque, indagato per favoreggiamento, così come Rosamaria Elvo, fidanzata di Ragnedda. Il giardiniere ha detto di non conoscerla.

La ristoratrice di San Pantaleo è stata già sentita dagli inquirenti, ai quali avrebbe spiegato che l’imprenditore le aveva detto che quel sangue era del cane che aveva ucciso. Insomma, sarebbe stata ingannata con quella storia inventata che lui raccontava in giro per dare una spiegazione sull’alone di sangue rimasto nel divano dove Cinzia presumibilmente è stata uccisa, o su cui è crollato il suo corpo insanguinato. Gli accertamenti tecnici in corso sono volti proprio a ricostruire la dinamica dei fatti. La confessione di Ragnedda regge sempre meno.

Per lunedì prossimo è previsto un nuovo sopralluogo dei carabinieri del Ris a Conca Entosa a cui parteciperà anche il medico legale Salvatore Lorenzoni che ha eseguito l’autopsia sul corpo della vittima, e l’entomologa forense Valentina Bugelli. L’attenzione è rivolta a ricostruire l’esatta dinamica dell’omicidio, e quindi, a stabilire la posizione di Emanuele Ragnedda e di Cinzia Pinna, nel momento in cui l’uomo le ha sparato, incrociandola con i dati balistici emersi nell’ultimo sopralluogo dei Ris. I dati relativi alla distanza e alla traiettoria dei proiettili saranno confrontati con gli esiti dell’autopsia. Un accertamento fondamentale per capire cosa sia realmente accaduto. La confessione di Ragnedda sembrerebbe non trovare riscontro con quanto sta emergendo dalle indagini. Non sarebbe compatibile con quanto detto dall’imprenditore che sostiene di aver reagito a una sua aggressione. Erano in piedi quando lui le ha sparato, come dice Ragnedda, o Cinzia Pinna è stata uccisa mentre era distesa sul divano?

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