Elettricità e gas, la Sardegna paga ancora caro: bollette in aumento per famiglie e imprese
L’isola resta nella “bolla” del caro-energia: +42,3% rispetto al 2021. Giacomo Meloni (Confartigianato): «Servono politiche fiscali e incentivi per la sostenibilità»
Sassari Le famiglie e le imprese sarde restano intrappolate nella lunga scia del caro-energia. Nonostante una lieve flessione dei prezzi, l’isola continua a registrare costi ben superiori ai livelli pre-crisi: secondo l’analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, nel 2025 l’energia elettrica e il gas costano ancora il 42,3% in più rispetto al 2021. Un divario che pesa in modo crescente sui bilanci domestici e aziendali, rallentando consumi e competitività.
Un peso crescente per le famiglie Nel 2023 le famiglie sarde hanno speso 1 miliardo e 14 milioni di euro per elettricità e gas: il 4,9% della spesa totale, una quota più alta della media nazionale e pari al 2,6% del Pil regionale. Un valore che fotografa con chiarezza quanto il nodo energetico incida ormai sul reddito disponibile. Nonostante il lieve calo dei prezzi (-3,6% tra 2023 e 2024), l’incidenza resta elevata: il rincaro accumulato dal 2021 è più che doppio rispetto all’inflazione complessiva del periodo, pari al 18,2%. La “bolla” energetica, sottolinea Confartigianato, «tende a sgonfiarsi con molta difficoltà». Per le famiglie, la differenza con il periodo pre-crisi continua a tradursi in bollette più pesanti, mentre i margini di risparmio sono limitati dalla lentezza nella diffusione di impianti efficienti e da un parco edilizio ancora energivoro.
Imprese tra rincari e perdita di competitività Il caro-energia colpisce anche le piccole e medie imprese. Tra il 2023 e il 2024 l’extracosto sostenuto dalle aziende sarde è stato di 77 milioni di euro, con uno spread di 14 milioni rispetto alle realtà europee di pari dimensioni. Le manifatture dell’isola – alimentare, moda, legno, vetro, metalli, gioielleria e occhialeria – pagano un differenziale che erode margini e limita la capacità di investimento.
«La nostra analisi mostra l’urgenza di interventi di politica energetica su più fronti – afferma Giacomo Meloni, presidente di Confartigianato Sardegna – a partire dalla diversificazione delle fonti di approvvigionamento, dal sostegno convinto alle rinnovabili e da azioni concrete per l’efficientamento e la riqualificazione energetica di imprese ed edifici». Secondo Meloni, «il caro-energia frena da anni la competitività delle piccole imprese. Occorre riequilibrare il carico fiscale sulle bollette, che oggi penalizza chi consuma meno e spesso investe nella transizione green».
Produzione e consumi in calo Nel 2023 la Sardegna ha consumato 7.637 gigawattora di energia elettrica, due terzi dei quali (68,3%) imputabili a industria e servizi. L’industria si conferma il comparto più energivoro (40,6%), seguita dai servizi (27,7%). Tra 2023 e 2024 i consumi regionali sono diminuiti del 5,9%, una riduzione più marcata rispetto al dato medio nazionale (-2,9%), ma che non si è tradotta in un alleggerimento dei costi. Il prezzo dell’energia resta infatti strutturalmente più alto, aggravato dall’insularità e da un sistema di approvvigionamento ancora dipendente dai combustibili fossili.
Investimenti green in frenata Lo studio di Confartigianato segnala anche una battuta d’arresto nella corsa alla transizione ecologica. Nel 2024 solo il 21,4% delle imprese sarde ha investito in tecnologie green, contro il 25,5% del 2023. Eppure, l’attitudine al risparmio energetico e alla sostenibilità è considerata necessaria per oltre l’80% delle nuove assunzioni, ma quasi la metà delle imprese (47,1%) dichiara difficoltà a reperire lavoratori con queste competenze: oltre 61mila unità mancanti nel solo comparto industria e servizi.
«Serve un cambio di passo» «La sostenibilità non può restare sulla carta – conclude Meloni –. Servono politiche fiscali e incentivi capaci di liberare risorse per le Pmi. Le nostre aziende non chiedono privilegi ma regole chiare, eque e coerenti con il principio europeo del ‘chi inquina paga’. Oggi invece, con un prelievo fiscale sproporzionato nella bolletta, pagano di più proprio quelle realtà che consumano meno e che spesso sono protagoniste della transizione green nei territori».
