Dna sui vestiti di Manuela Murgia, si allungano i tempi dell’incidente probatorio: un’altra proroga per gli esami
Il Ris ha ottenuto altri 21 giorni per completare le analisi degli 80 reperti
Cagliari Di proroga in proroga, si allungano i tempi dell’incidente probatorio sul vestiario indossato da Manuela Murgia, la sedicenne cagliaritana morta il 4 febbraio 1995 e ritrovata cadavere il giorno dopo ai piedi del canyon di Tuvixeddu.
Il Reparto investigazioni scientifiche ha chiesto al gip Giorgio Altieri un’altra proroga di tre settimane per la consegna dell’elaborato prodotto dai periti. Gli specialisti del Ris di Cagliari avrebbero dovuto consegnare gli esiti degli esami biologici entro domenica 9 novembre, ma a loro servirebbero altri 21 giorni per arrivare alla definizione delle comparazioni. Un compito tutt’altro che facile, quello degli investigatori scientifici, che devono andare a trovare ed esaminare tracce biologiche vecchie di trent’anni. Non per niente nella richiesta di proroga si parla di “numerosità dei campioni e complessità degli accertamenti”.
L’incarico al Ris era stato assegnato dalla Procura il 7 luglio ed erano stati concessi 80 giorni per l’espletamento, con scadenza il 25 settembre. Una mole di esami complicatissimi che aveva portato alla richiesta di una proroga di 45 giorni, che scadeva il 9 novembre. Ma servono ancora tre settimane per completare l’analisi degli 80 reperti genetici rilevati, di cui una ventina ritenuti utili e su cui il Ris sta lavorando per stabilire se possono essere comparati al profilo genetico di Enrico Astero, il fidanzato di allora della ragazza che è dallo scorso marzo unico indagato per omicidio volontario.
Sembra che un indizio genetico ritenuto di grande importanza sia venuto a mancare: il pelo trovato fra gli indumenti di Manuela, geneticamente maschile, non sarebbe riconducibile al Dna dell’indagato. Un punto, quindi, a favore di Astero? Difficile dirlo, sono troppi gli aspetti ancora oscuri, sia sotto l’aspetto biologico sia sotto quello puramente investigativo della Squadra mobile, diretta dal primo dirigente Davide Carboni e coordinate dal procuratore aggiunto Guido Pani che da 30 anni è titolare del fascicolo intestato a Manuela Murgia. Un caso considerato chiuso due volte e lo scorso marzo riaperto dopo la presentazione degli esiti della consulenza che i familiari della ragazza hanno affidato al medico legale Roberto Demontis, sempre convinti che Manuela sia stata uccisa e non morta suicida. Il parere del professor Demontis è l’opposto di quello della perizia medico legale di allora, eseguita dai colleghi Paribello e Santa Cruz, con cui si attribuiva la morte a un “atto suicidario”. Per Demontis è stato invece un omicidio, preceduto anche da violenza sessuale. «Siamo fiduciosi nel Ris di Cagliari – commenta l’avvocato Bachisio Mele, uno dei legali della famiglia Murgia, davanti alla nuova richiesta di proroga –. Siamo ancora in una fase incerta, noi rimaniamo fermi nella convinzione che si tratta di omicidio. Come responsabile del delitto non indichiamo nessuno, anche se c’è un indagato. Saranno le analisi genetiche e le indagini degli inquirenti, per quanto complesse, a dare risposta. Dopo 30 anni non è facile, ma conoscendo la professionalità del Ris di Cagliari, siamo molto fiduciosi».
