«Donatore di sangue, devo aspettare un anno per fare l’elettrocardiogramma»
La testimonianza di un 65enne: «Sarò costretto a pagare l’esame da un privato»
Sassari «Sono donatore di sangue da quando avevo 18 anni, per decenni ha fatto donazioni trimestrali, con grande altruismo, senza mai saltarne una». Oggi ha 65 anni e, per continuare a donare, il Centro trasfusionale gli chiede un elettrocardiogramma. Fin qui tutto normale. Ma quando va al CUP, scopre l’incredibile: «La data più vicina era il 4 dicembre 2026». Si ferma un attimo, convinto che per una prestazione destinata a garantire la continuità delle donazioni — in un periodo di grave carenza di plasma — qualcosa si potesse accelerare. Invece no.
«Visto che voglio continuare a donare, dovrò rivolgermi a una struttura privata», conclude amaro. Per lui è una beffa: dopo una vita dedicata alla solidarietà, ora si ritrova ostacolato proprio dal sistema che vorrebbe sostenere. E il paradosso, sottolinea, è evidente: senza esami non può donare, e senza donatori quel plasma continuerà a mancare.
