La Nuova Sardegna

Energia

La Sardegna pronta al nucleare: cosa è una centrale a fusione, scorie e tempistiche

La Sardegna pronta al nucleare: cosa è una centrale a fusione, scorie e tempistiche

Il recente studio che individua anche un’area dell’isola tra i siti potenzialmente idonei ha riacceso il dibattito sul tema

3 MINUTI DI LETTURA





Fin dall’annuncio del recente studio di Gauss Fusion che individua anche un’area del Cagliaritano (Macchiareddu) tra le aree potenzialmente idonee, la possibilità di vedere una centrale a fusione in Sardegna ha riacceso un dibattito tra i no e i pro al nucleare. La grande area industriale alle porte di Cagliari, dotata di infrastrutture, collegamenti e spazi adeguati, risponde ai requisiti tecnici delineati dagli esperti: una candidatura che, se confermata, potrebbe rappresentare una svolta storica.

Che impianto sarebbe

La centrale ipotizzata non è un impianto a fissione, cioè il modello tradizionale basato sulla spaccatura dell’uranio, ma un reattore a fusione termonucleare. È considerata più sicura perché non innesca reazioni a catena e non produce scorie radioattive di lunga durata. I reattori previsti utilizzano sistemi di confinamento magnetico in grado di trattenere un plasma a temperature altissime.

Le centrali a fusione di prima generazione: cosa producono e che scorie hanno

Gli impianti di prima generazione saranno i primi modelli destinati a un utilizzo commerciale e presenteranno alcuni limiti fisiologici. Anche se molto meno problematici della fissione, produrranno comunque materiali attivati: componenti interni che, bombardati dai neutroni del plasma, diventano temporaneamente radioattivi. Si tratta però di scorie a vita breve o medio-breve, smaltibili con protocolli molto più semplici rispetto ai rifiuti della fissione. Inoltre, i primi reattori non avranno rendimenti elevatissimi: saranno impianti pionieristici, necessari per aprire la strada a generazioni più efficienti.

Tempistiche

Anche nel migliore degli scenari, la costruzione di una centrale a fusione è un processo lungo. Prima servono anni di progettazione definitiva, valutazioni ambientali e approvazioni nazionali ed europee. Una volta avviato il cantiere, la costruzione può richiedere almeno 8-10 anni, considerando l’estrema complessità dei sistemi magnetici, dei materiali e delle infrastrutture di sicurezza.

A ciò si aggiunge un periodo di test, calibrazioni e avviamento graduale del reattore, che può durare altri 3-5 anni. In totale, dal giorno della scelta ufficiale del sito all’entrata in funzione reale si può parlare di un orizzonte minimo di 12-15 anni, che potrebbe diventare anche più lungo in caso di ritardi tecnologici o regolatori. In altre parole, una centrale a fusione operativa a Macchiareddu sarebbe comunque un progetto per gli anni ’40-’50 del secolo.

Perché Macchiareddu è considerato idoneo

La zona tra Cagliari, Capoterra e Uta è una delle poche in Sardegna dotate delle infrastrutture richieste: collegamenti, disponibilità di spazi, rete elettrica ad alta capacità, presenza di attività produttive e servizi tecnici. Tutti elementi che ridurrebbero tempi e complessità dell’insediamento.

Opportunità

Un impianto del genere potrebbe assicurare energia stabile, senza emissioni e con scorie gestibili, offrendo all’isola un ruolo di primo piano nella transizione energetica. Tuttavia, la tecnologia della fusione non è ancora matura: costruzione, test e piena operatività richiederanno tempi lunghi, e il dibattito politico e sociale sarà determinante. La Sardegna però, ha già espresso in passato contrarietà verso nucleare e depositi di scorie.

Primo Piano

Politica

Giunta regionale, l'assessore all'Agricoltura Gian Franco Satta si dimette

Viaggi

Passaporto, nuove regole e costi aggiornati dal primo dicembre

Le nostre iniziative