La Nuova Sardegna

L’emendamento

Stretta sulle pensioni anticipate e sul riscatto di laurea, tutte le novità in Manovra

Stretta sulle pensioni anticipate e sul riscatto di laurea, tutte le novità in Manovra

L’uscita dal lavoro potrebbe essere spostata fino a due anni e mezzo per chi punta a far valere gli anni di studio

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Roma Nella manovra di bilancio prende forma una doppia stretta sulle pensioni anticipate che, a partire dai primi anni Trenta, allungherà i tempi di accesso effettivo al trattamento e ridurrà il peso del riscatto degli anni di laurea nel raggiungimento dei requisiti contributivi. Le modifiche sono contenute in un emendamento governativo da 3,5 miliardi presentato in Senato: un intervento ampio che spazia dalle misure per le imprese fino al capitolo previdenza, dove la novità più rilevante riguarda proprio l’uscita anticipata dal lavoro.

Il primo fronte è quello della cosiddetta “finestra mobile”, cioè l’intervallo tra la maturazione dei requisiti e il momento in cui scatta l’erogazione dell’assegno. Oggi l’attesa è di tre mesi; le nuove norme prevedono un allungamento progressivo: dal 2032 si passa a quattro mesi, poi cinque mesi negli anni successivi e sei mesi a regime dal 2035. In base ai calcoli richiamati, la pensione decorrerà dopo tre mesi se i requisiti contributivi vengono maturati entro il 31 dicembre 2031; l’attesa sale a quattro mesi per chi li matura nel 2032–2033, a cinque mesi dal 2034 e a sei mesi dal 2035. L’effetto, secondo quanto viene spiegato, è uno spostamento in avanti di tre mesi per i pensionamenti anticipati rispetto al quadro attuale, quello che oggi consente l’uscita con 42 anni e 10 mesi di anzianità contributiva per gli uomini (un anno in meno per le donne). La relazione tecnica attribuisce alle due misure un contributo ai conti pubblici pari a 1,4 miliardi nel 2035.

La seconda leva riguarda il riscatto della laurea. Dal 2031 il periodo riscattato viene progressivamente “sterilizzato” ai fini del raggiungimento dei requisiti previdenziali: non si interviene sull’importo dell’assegno, ma sul conteggio dell’anzianità utile per andare in pensione. Il taglio parte da sei mesi per chi matura i requisiti nel 2031, diventa di un anno dal 2032, sale a 18 mesi nel 2033, a 24 mesi nel 2034 e arriva a 30 mesi dal 2035. La conseguenza indicata è che, a regime, un titolo triennale finirebbe per pesare solo sei mesi ai fini dei requisiti, mentre per una laurea magistrale verrebbero riconosciuti due anni e mezzo. Il costo del riscatto, però, non cambia.

L’impatto complessivo si innesta su un percorso già previsto di adeguamento alle aspettative di vita. Sempre secondo i calcoli citati, dal 2027 l’anzianità contributiva richiesta per la pensione anticipata crescerebbe di un mese, portando il requisito per gli uomini a 42 anni e 11 mesi; dal 2028 l’aumento sarebbe di tre mesi (43 anni e 1 mese), dal 2029 di cinque mesi (43 anni e 3 mesi) e dal 2031 di sette mesi (43 anni e 5 mesi). A questo quadro si sommano gli effetti della nuova finestra e della sterilizzazione del riscatto: secondo la cgil, arrivando al 2035 la sommatoria di queste misure porterebbe a richiedere fino a 46 anni e 3 mesi di contribuzione per l’uscita anticipata.

Sul piano politico, le norme arrivano dopo che in campagna elettorale era stata annunciata la cancellazione della legge Fornero, ma gli effetti più pesanti si concentrano dal 2031–2032 in avanti, quindi ben oltre la scadenza elettorale del 2027. Nel pacchetto previdenziale dell’emendamento compare anche una misura rivolta ai neoassunti: l’adesione automatica alla previdenza complementare, con 60 giorni per rinunciare al conferimento del Tfr maturando, oltre all’ampliamento della platea dei datori di lavoro tenuti a versare il Tfr all’Inps al raggiungimento della soglia dei 50 dipendenti negli anni successivi all’avvio dell’attività. Ma il cuore della stretta resta l’allungamento della finestra per l’assegno e la riduzione del “vantaggio” del riscatto universitario nel calcolo dei requisiti: un binario che, nei numeri indicati, può spostare l’uscita dal lavoro fino a due anni e mezzo per chi punta a far valere gli anni di studio.

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