La Nuova Sardegna

Sassari

Medée: culture a confronto

Antonio Ligios

Successo dell'opera prodotta dalla cooperativa Teatro e musica di Sassari insieme con Toscana e Corsica. Porto Torres, un mito reinterpretato in chiave moderna

12 giugno 2007
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SASSARI. L'obiettivo di “Medée”, l'“opera popolare” per soli, coro tradizionale e ensemble strumentale prodotta dalla Cooperativa Teatro e/o Musica di Sassari in sinergia con il gruppo polifonico corso A Filetta e l'Istituto musicale “P. Mascagni” di Livorno, nell'ambito del progetto europeo Pic Interreg III/A, era duplice. Da un lato reinterpretare attraverso la sensibilità e gli strumenti espressivi del teatro moderno il mito di Medea, uno dei personaggi più celebrati e controversi di tutta la mitologia greca. Dall'altro promuovere una stimolante occasione di incontro fra culture e tradizioni, quelle di Sardegna, Corsica e Toscana, lambite dallo stesso mare eppure così diverse, chiamate con tutta la ricchezza che scaturisce dalla diversità - in primis quella delle istituzioni che vi erano coinvolte - a rileggere la storia tragicamente ambigua di Medea, una di quelle icone dell'universo femminile capace di attraversare la storia dell'uomo occidentale e di mantenere viva una sua attualità.

L'opera, andata in scena con vivo e meritato successo al Teatro Comunale di Porto Torres, era il frutto di un lavoro a più mani, dovuto a Orlando Forioso per l'articolazione della drammaturgia, allo stesso Forioso e a Giampiero Cubeddu per la regia, ed a Jean-Claude Acquaviva e alla classe di composizione dell'Istituto “P. Mascagni” di Livorno per le musiche (dirette da Stefano Agostini). Si trattava dunque di un progetto interculturale assai complesso, che riflette la complessità del mito di Medea e del reticolo di percorsi di lettura che si sono stratificati nell'arte occidentale intorno alla storia della maga.

Il fondamentale elemento di originalità dello spettacolo è l'aver promosso un ritratto di Medea che da un lato dà testimonianza di secoli di letture del personaggio e dall'altro affronta l'inevitabile scavo psicologico impiegando linguaggi e strumenti provenienti da culture molto diverse: l'attualità della musica colta associata all'arcaismo di una polivocalità espressione di diverse aree geografico-culturali, la statuaria staticità della scena sovrapposta alla dinamica delle proiezioni video, la lingua italiana contrappuntata da quella sarda e da quella corsa. Sul palcoscenico si intrecciano le voci di due Medee, una interpretata dall'attrice Lia Careddu e l'altra affidata al canto di Elena Ledda: entrambe intense, capaci di scavare sottilmente nel profondo dell'animo femminile. Le loro voci si articolano in sussurri, lamenti, perorazioni che a volte si rinforzano, altre si disperdono per lasciare spazio agli interventi dei sette bravissimi cantori del gruppo A Filetta, che declamano la versione in corso di episodi della “Medea” di Seneca attingendo alla tradizione musicale di tutto il bacino del Mediterraneo, sino ad arrivare alla Georgia, mantenendo però le radici ben salde nella polifonia tradizionale corsa.

Dunque uno spettacolo affascinante e coinvolgente che proietta Medea sulla scena con una energia, una vitalità e una capacità di coinvolgere il pubblico che contribuisce a rafforzare l'attualità di questo personaggio, che dopo secoli e secoli, raccontandoci la sua storia, è capace di parlarci - in fondo - di noi stessi, uomini del terzo millennio. Le prossime tappe dello spettacolo saranno a Livorno, il 12 e il 13 giugno, all'Auditorium del Conservatorio e alla Fortezza Vecchia, e a Calvi, in Corsica, il 16 e il 17 giugno, all'Oratorio della Cittadella.
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