La Nuova Sardegna

Sassari

La città ha abbracciato i soldati della «sua» Brigata

di Pier Luigi Piredda
La città ha abbracciato i soldati della «sua» Brigata

Grande folla e partecipazione alla cerimonia per la fine della missione I complimenti del generale americano: «I sassarini sono stati i migliori»

18 maggio 2012
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SASSARI. Una piazza che canta l’inno di Mameli mentre sfilano le gloriose bandiere di guerra della Brigata Sassari e che inonda di applausi la corsa dei bersaglieri con le piume al vento. La città ha salutato così i suoi “sassarini”. L’ha fatto in una mattina di sole in una piazza d’Italia gremita. Un affettuoso abbraccio a quei soldati che per sei interminabili mesi in Afghanistan hanno fatto trepidare tutta la Sardegna. I “sassarini” sono tornati dopo aver onorato quella bandiera che da quasi un secolo è simbolo di coraggio, amicizia, impegno, umanità. Come i primi fanti della Brigata Sassari che, scavando le trincee con le pale, scavalcando e morendo sui fili spinati dopo averli tagliati con le cesoie, fumando “a fogu a intro” nelle fredde notti sull’Altipiano del Carso per riscaldarsi, si erano coperti di gloria riconquistando la linea del Piave e ridando vigore all’offensiva italiana dopo la Ritirata di Caporetto nella Prima Guerra mondiale, i tecnologici “sassarini” del terzo millennio hanno mostrato le stesse qualità in una terra lontana che all’inizio sembrava inospitale e dove invece tutti hanno lasciato un pezzo di cuore.

I ricordi. Sei mesi di ricordi, di tensione, di preoccupazione e anche, perchè negarlo?, di paura. Ma anche sei mesi di soddisfazioni, di missioni umanitarie, di momenti che ti restano nel cuore e ti segnano per tutta la vita. Come i sorrisi dei bambini dei villaggi, sporchi e a piedi nudi e, i più piccolini, spaventati e in lacrime nel vedere quegli “uomini strani”, diversi dai loro genitori, senza la barba e le lunghe tuniche bianche e con indosso divise scure e le armi in mano, sciogliersi in sorrisi felici nel ricevere un giubbottino colorato, un paio di scarpe o anche semplicemente un pallone. Piccole cose che lì, in Afghanistan, diventano grandi e soprattutto ti danno la possibilità di entrare, in punta di piedi e con estrema delicatezza, in un mondo completamente diverso. E ancora: come dimenticare il ringraziamento discreto e allo stesso tempo orgoglioso di un anziano di un villaggio che benedice alla sua maniera il soldato che gli consegna una coperta.

La cerimonia. Questi e tanti altri sentimenti sono emersi con forza durante la cerimonia di saluto alla Brigata Sassari in piazza d’Italia alla presenza del sottosegretario alla Difesa, Gianluigi Magri, al Capo di stato maggiore dell’Esercito, generale di corpo d’armata Claudio Graziano, al comandante del Fod, generale Vincenzo Lops, tutte le più alte autorità militari della Sardegna e di Sassari, il prefetto di Sassari, Salvatore Mulas, il procuratore generale Ettore Angioni, il presidente della Regione, Ugo Cappellacci, il sindaco Gianfranco Ganau e un altro centinaio di sindaci, la presidente della Provincia, Alessandra Giudici, l’arcivescovo Paolo Atzei, decine di scolaresche che hanno assiepato le tribune e cantato con i soldati e gli orgogliosi familiari dei “sassarini”.

I ringraziamenti. «Grazie. Grazie a voi ragazzi della Brigata Sassari che avete costituito il nocciolo duro del contingente in Afghanistan – ha detto emozionato il generale Luciano Portolano, comandante della Brigata e a Herat della missione Isaf della Rcw, trascinatore instancabile e grande condottiero –. Siete stati voi gli indiscussi protagonisti dei successi conseguiti in terra afghana, mettendo in luce un’elevatissima dedizione, grande coraggio e un eccezionale spirito di sacrificio e di servizio. Voi avete gettato le basi per lo sviluppo dell’Afghanistan, operando con le autorità afghane, assistendole e guidandole per contrastare gli intenti ostili dei nemici della pace».

Il comandante ha anche ringraziato quelli che sono stati vicini alla Brigata Sasdari e in particolare il suo «instancabile» staff e «chi mi ha assicurato la necessaria libertà d’azione consentendomi di pianificare e condurre nel migliore dei modi tutte le operazioni». E infine il ricordo dei caduti, con particolare affetto per i familiari del tenente colonnello algherese Giovanni Gallo.

Ma il complimento più bello per l’operato della Brigata Sassari in Afghanistan è arrivato dal Capo di stato maggiore. Il generale Graziano hai sottolineato l’ottimo lavoro: «L’Esercito, l’Italia, la Sardegna e Sassari devono essere orgogliosi di voi». E poi ha riportato gli elogi sperticati che all’Italia sono arrivati dal generale americano John Allen, comandante di tutta la missione Isaf: «Mi ha personalmente espresso la sua straordinaria ammirazione per il generale Portolano, confidandomi che è stato in assoluto il migliore comandante dell’intera missione. Un riconoscimento non da poco arrivato da un generale a quattro stelle dei Marines americani».

Il futuro. «Tra qualche anno la stagione delle missioni internazionali virerà verso altre forme di difesa – ha spiegato il sottosegretario Gianluigi Magri –, ma la difesa dei valori del diritto dei popoli passerà sempre attraverso il cuore e il cervello di uomini che come voi della Brigata avete onorato l’Italia».In chiusura, il presidente della Regione, Ugo Cappellacci, ha ricordato i suoi giorni in Afghanistan e abbracciato, con un episodio struggente, la moglie e il figlio del tenennte colonnello Gallo. Enfine il sindaco Ganau: «Sassari è orgogliosa di voi, della vostra umanità. Grazie sassarini».

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