La Nuova Sardegna

Sassari

«Bancali, anche il 41bis sarà una risorsa»

di Elena Laudante
«Bancali, anche il 41bis sarà una risorsa»

Visita al cantiere del nuovo carcere di una delegazione di consiglieri provinciali. Mameli e Canu: bene i lavori, ora i servizi

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SASSARI. «Questo sarà, per dimensioni, tra i primi paesi dell’hinterland sassarese. E il 41 bis costituirà una risorsa per il territorio grazie al suo indotto». Dopo aver girato per gran parte dei vialetti che si insinuano tra grossi blocchi di cemento, la metafora al consigliere provinciale Mariano Mameli viene spontanea. Quella che sta sorgendo a Bancali è una cittadella fortifica, un carcere-comunità per 450 detenuti, 90 dei quali in regime di massima sicurezza, anche se i numeri - a proposito di un cantiere ancora coperto dal segreto di Statno - oscillano di volta in volta.

Alle 11 del mattino, sotto un sole che picchia forte, una delegazione di consiglieri provinciali accede al cantiere della Anemone-Igit, che entro fine anno dovrebbe essere consegnato. I rappresentanti, guidati dalla vicepresidente del Consiglio Alba Canu, visitano gli interni del supercarcere, varcano le barriere (dopo il perimetro esterno, ci sono le mura in cemento sormontate dal filo spinato) per un “sopralluogo” nei nascenti spazi di socializzazione. Sperano di iniziare a pianificare progetti per la formazione e le attività sportive dei detenuti che qui arriveranno, si spera al più tardi entro l’estate 2013, parlando in termini realistici. Il provveditore alle Opere pubbliche, Donato Carlea, è più ottimista e assicura che «entro marzo, al massimo, tutto sarà pronto per il trasloco».

Lo stadio dei lavori sembra avanzato. L’ingresso è presidiato da una block-house, posto di controllo prima di accedere al perimetro più interno, chiuso con un grosso cancello verde acqua, come le grate alle finestre e le porte blindate. All’interno della galleria che fa da passo carraio, sono sistemati parte degli arredi che il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria sta iniziando a portare, per accelerare procedure che rischiano altrimenti di ritardare il trasferimento da San Sebastiano.

Dopo il cancello, il grande spiazzo rivela subito le dimensioni della cittadella: 17 ettari di superficie, migliaia di volumi in cemento, oltre 150 operai al lavoro, per un costo totale di circa 85 milioni di euro. A destra, la sezione femminile potrà contenere 19 detenute; tre stanze al piano terra sono destinate a partorienti o mamme con bambini, sono collegate tra loro per consentire la socializzazione. Ogni “camera” di detenzione, singola o doppia, ha l’asciugacapelli modello Autogrill, l’antibagno chiuso con il lavello e poi un bagno con water, lavandino, ma soprattutto doccia, un lusso se paragonato ai sette piatti dove oggi si lavano gli oltre 100 reclusi di San Sebastiano. Le detenute avranno anche una cappella, e al primo piano, in corrispondenza di questa, una palestra ampia e luminosa. Per gli altri, c’è un’altra chiesetta e un grande teatro. Procedendo sullo stesso lato, ci sono 3mila metri quadri di laboratori, spazio più simile ad uno stabilimento industriale. «Dovremo cercare fondi per la formazione, per portare qui attrezzature e far lavorare i detenuti», pensa ad alta volte Alba Canu. Dalle finestre raggiungibili su una passerella, si vedono i 9mila metri quadri dedicati al 41 bis. Le celle-alveare sono distinte in cinque padiglioni, sul versante nord ovest del carcere: sono nascoste (hanno anche ingressi dedicati) e quasi pronte, assicura il direttore dei lavori. Praticamente completati anche i quattro padiglioni per “protetti” (sex offender) e reclusi ordinari. Il consigliere Idv Franco Sanna, medico, si informa sul centro clinico e sulla presenza di «psicologo, psichiatra, e infettivologo». Ma questa è materia di Asl.

Lo spiazzo centrale è ancora deposito per detriti, grate di ferro, attrezzi. E stanno per iniziare i lavori per collegare la rete interna a quella idrica ed elettrica comunale. Tutto sarà pronto entro 100 giorni, assicura il rappresentante del Provveditorato, che preferisce l’anonimato. «Ora però dobbiamo iniziare a pensare ai servizi, come motel, ristorante, bar e altro», sottolinea Mameli. «Attorno a questo carcere, tra reclusi, familiari e personale, ruoteranno circa un migliaio di persone al giorno. Ci vorranno migliori trasporti pubblici. Forse dovevamo muoverci prima».

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