La Nuova Sardegna

Sassari

«Il termodinamico disturba le cicogne»

di Emidio Muroni
«Il termodinamico disturba le cicogne»

Consiglio comunale di Giave contrario all’impianto solare Energo Green

19 ottobre 2012
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GIAVE. «Attenti alle cicogne». Fra le numerose osservazioni e contestazioni sollevate in consiglio comunale per l’impatto ambientale originato dall’elevata area di enormi specchi dell’impianto solare termodinamico, che dovrebbe sorgere a Campu Giavesu, ultima, ma non irrilevante, è stata quella relativa agli effetti negativi che potrebbe avere sulla fauna, per la presenza di uccelli migratori, in particolare di cicogne che da qualche tempo nidificano al bordo dell’area destinata alla realizzazione dell’imponente struttura. Anche per questo motivo, dopo l’assemblea popolare dei giorni scorsi, il consiglio comunale, Martedì scorso, all’unanimità, ha espresso un chiaro e motivato no alla realizzazione nella piana di “Campu Giavesu” di un impianto termodinamico da 30 MW che dovrebbe interessare 16 ettari di terreno agricolo in territorio di Giave e circa 150 ettari in quello di Cossoine.

La proposta è della società “Energogreen Renewables”, controllata dal gruppo Fintel, che ha già presentato il relativo progetto al Savi (Servizio della sostenibilità ambientale e valutazione impatti), presso l’assessorato regionale all’Ambiente. In apertura di seduta, il sindaco Giuseppe Deiana ha informato i consiglieri di quanto discusso e deciso nell’assemblea pubblica e degli interventi seguiti all’illustrazione del progetto da parte del rappresentante della società. Dopo ampia discussione, alla quale la minoranza ha partecipato presentando un documento con le proprie osservazioni (contrarie al progetto), il consiglio ha deliberato di trasmettere la delibera e i verbali conseguenti alla Regione, servizio Savi, per gli adempimenti di legge.

Sostanzialmente dalla delibera emergono numerosi punti di contrasto con l’iniziativa, ritenuta non accettabile poiché «l’elemento visivo è altamente impattante, sia per gli impianti in sé sia per le opere di mitigazione proposte», per la presenza di una grande quantità di metallo, di specchi ed altre infrastrutture funzionali alla produzione elettrica, fortemente impattanti, che comporterebbero una sostanziale e profonda trasformazione del paesaggio.

Altro fattore negativo potrebbe essere rappresentato dal pericolo dovuto all’alta temperatura del fluido salino che scorre nelle tubature e dallo sfaldamento dell’attuale situazione delle falde acquifere che «sprofonderebbero di circa 20 metri sotto la superficie di campagna e creerebbero problemi di mantenimento di una temperatura ottimale dei terreni, con possibilità d’inaridimento degli stessi».

Altri problemi riguardano l’approvvigionamento dell’acqua necessaria al funzionamento dell’impianto, con un invaso che dovrebbe occupare una superficie di circa tre ettari. Tutto ciò, anche con l’aumento delle linee ad alta tensione e dei campi elettromagnetici e dell’emissione di polveri oltre i limiti potrebbe causare una modifica del microclima, con variazioni nelle temperature e nella stagionalità delle colture erbacce e gravi danni all’ambiente e all’intero sistema. Durante il consiglio sono emerse anche considerazioni di carattere finanziario fra le quali è rimasta senza risposta quella riguardante la convenienza per il paese che avrebbe solo la certezza di un danno irreversibile per l’asfittica economia locale che invece dovrebbe subire il mancato tradizionale uso del suolo con il conseguente abbandono della pastorizia e dell’agricoltura.

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