Concorsi universitari per ricercatori, veleni sul web
Bandi per 29 posti: critiche ai criteri di selezione a Sassari. L’ateneo: abbiamo rispettato le leggi e le richieste della Regione
SASSARI. Sospetti e veleni stavolta viaggiano sul web. Con un tam-tam in Rete, l’università sassarese viene chiamata in causa per il bando di 29 posti da ricercatore a tempo determinato. Concorsi in parte già tenuti o destinati a concludersi entro dicembre. I rilievi sono legati all’asserito mancato rispetto di norme nazionali e comunitarie. Riflettori rivolti verso i requisiti previsti per i candidati: «Criteri di valutazione troppo dettagliati e comunque legati a progetti di ricerca eccessivamente specifici», si accusa da più parti. Quasi come se fosse possibile individuare a priori – lasciano intendere i promotori della protesta – il profilo ideale del vincitore.
A dare battaglia sono il Coordinamento dei precari in ateneo e diversi concorrenti che evidentemente si sono sentiti esclusi a priori dalla possibilità di competere. Tutti paventano il rischio di ricorsi al Tar. Ma la replica dei vertici accademici è immediata e subito seguita da rassicurazioni: dopo una prima risposta data dal rettore, il direttore generale conferma adesso che «le regole sono state osservate pienamente sia per rispettare la legittimità delle prove sia per ottenere i quasi 5 milioni messi a disposizione dall’Europa attraverso la Regione». Sul caso, a ulteriore precisazione della correttezza dei percorsi tracciati, interviene poi qualche presidente di commissione tirato in ballo nelle contestazioni su internet.
Ma chi ha davvero ragione nella querelle? Difficile dirlo con esattezza: molto si gioca sull’interpretazione giuridica di norme e procedure.
A ogni modo, un passo indietro permette di comprendere meglio la faccenda. Una questione che nell’isola sta a cuore a diverse centinaia di ricercatori. Gli stessi che da tempo chiedono la valorizzazione del merito individuale e lo stop ai tagli dei finanziamenti per le università.
Il via ufficiale ai concorsi viene dato a fine luglio. La durata dei nuovi incarichi, riservati a chi ha svolto un dottorato di ricerca, è stabilità in tre anni. Svariate le materie d’esame. Per il comparto scientifico-sanitario si parla di aree disciplinari come agraria, veterinaria, ingegneria industriale e dell’informazione, architettura, chimica, biologia, medicina. Per le scienze umanistiche e sociali si fa riferimento a economia, statistica e a settori giuridici, storici, letterari, filosofici, pedagogici.
I concorrenti hanno avuto tempo sino a settembre per partecipare. Ma già qualche settimana fa, in ottobre, il Coordinamento dei precari ha scritto una prima lettera al rettore segnalando anomalie ed evidenziando aspetti a suo dire poco convincenti.
Indice puntato, soprattutto, sulle prove per Zootecnia generale e miglioramento genetico, per Diritto del lavoro, per Sociologia dei processi culturali e comunicativi. Per i quali – si sostiene – esiste una incongruità del bando rispetto a disposizioni secondo cui «la produzione dev’essere valutata in relazione all’intero settore scientifico disciplinare, e non al progetto di ricerca».
Ma i massimi rappresentanti dell’ateneo riaffermano la validità delle prassi intraprese. Le quali, conferma il rettore Attilio Mastino, «fanno parte di un piano predisposto dalla Regione nell’ambito del Por 2007-2013 e sono dunque sottoposte a specifiche indicazioni vincolanti ai fini dei finanziamenti». In particolare – specifica il rettore – si richiedono proposte per le quali «i candidati dovranno illustrare i loro progetti di ricerca».
Su quest’aspetto della valutazione (così come sui criteri per la composizione delle commissioni, al centro di critiche in parecchi blog per l’asserito reclutamento di esaminatori da settori diversi da quelli di concorso) precisa la propria posizione il direttore di Agraria. «Come presidente di commissione posso assicurare la nostra scrupolosa osservanza delle regole», sostiene Giuseppe Pulina. Che elenca i punti alla base delle sue argomentazioni: «Primo: il parametro dei progetti di ricerca è previsto influisca, come punteggio, in maniera marginale rispetto ad altri, tanto da valere solo per gli ex aequo. Secondo: noi abbiamo avuto tre candidati e tutti sono stati ammessi con un criterio estensivo del loro lavoro, solo uno però si è presentato e ha vinto». «Quindi le contestazioni non possono riguardare noi», rileva il professor Pulina.
Altrettanto certo del buon operato dell’amministrazione accademica si dice il direttore generale dell’ateneo sassarese. «Per ottenere i finanziamenti europei e raccordarci alla Regione abbiamo avuto bisogno di un inevitabile aggancio ai progetti di ricerca richiesti ai candidati», spiega Guido Croci. «Ma posso garantire – aggiunge – che non si è trattato di un requisito essenziale: specie per i due terzi dei concorsi, dove ci sono meno di 7 candidati». «E se a volte a fare da esaminatori sono stati scelti docenti provenienti da settori affini è perché con ogni probabilità c’è stata l’impossibilità a partecipare dei titolari chiamati in prima battuta», è la conclusione del direttore.
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